La piazza dei reazionari

D'accordo, sono arrivati a Roma, hanno sfilato, hanno mostrato i muscoli. E poi sono tornati a casa.

Erano 200mila, come dice la questura, o 300mila o un milione? Non importa il numero. Qualcuno pensava forse che la potenza di fuoco del Vaticano, che può contare su migliaia di parrocchie, non riuscisse a mobilitare fino a un milione di persone e oltre? In Spagna ne scesero in piazza 300mila...

La questione è: chi erano? Mi dispiace smentire Massimo Franco che sul Corriere parla di nuovi protagonisti e di piazza non politica che ha a cuore la famiglia. Il punto è un altro: l'unico collante di quella piazza del Family Day è l'odio per le persone omosessuali e la paura che due gay o due lesbiche ottengano un riconoscimento pubblico. Lo abbiamo letto sugli striscioni, lo ha spiegato bene Andreotti, che si chiede Come si fa a scrivere in una legge "coppie conviventi anche dello stesso sesso?".

Quella piazza non è il "popolo cattolico", ma la falange armata dei vescovi, organizzata dalla Cei come si è lasciato sfuggire il cardinale Lopez Trujillo

«I vescovi italiani hanno già detto tutto. E spetta anche a loro ovviamente - si è schermito - decidere se ripetere l'esperienza ogni anno».

Altro che iniziativa dei laici, altro che associazioni impegnate per la famiglia! Si è trattato - ma lo sapevamo tutti - di una prova di forza della chiesa cattolica che ha impegnato i suoi movimenti più reazionari, a partire da Cl fino ai neocatecumeni. Di cattolici "adulti" non c'era neppure l'ombra

Paradossalmente ha ragione Berlusconi: chi è cattolico (al modo del Family Day) non può essere di sinistra. Farebbe bene a metterselo in testa Prodi, insieme a Fassino e a tutti gli altri che professano ancora di essere progressisti. La laicità è un bene troppo importante per lasciarlo alle cure del partito democratico.

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