Bullismo anti-gay, la scuola reagisce
Per fortuna la vicenda di Montebelluna (Treviso), di cui ha parlato Sciltian e di cui ho scritto su Queerblog, con la violenza su un ragazzino di 12 anni perseguitato come gay, sembra che stia producendo almeno una reazione positiva, di lotta all'omofobia e alla violenza anti-omosessuale.
È dovuta intervenire la dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale (ex Provveditorato, ex Csa) di Treviso, ma finalmente ho letto una risposta sensata da parte delle istituzioni. Apprezzo in particolare la dirigente che ha censurato l'omertà del preside («Personalmente sono sconcertata perché il fatto non è stato denunciato immediatamente - spiega Bigardi - Pur essendo un caso interno alla scuola, assume una sua grande rilevanza tenendo conto che è un nuovo episodio di bullismo che si aggiunge a quelli già registrati negli ultimi mesi») e poi perché ha avanzato una proposta condividibile per educare l'aggressore omofobo
È dovuta intervenire la dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale (ex Provveditorato, ex Csa) di Treviso, ma finalmente ho letto una risposta sensata da parte delle istituzioni. Apprezzo in particolare la dirigente che ha censurato l'omertà del preside («Personalmente sono sconcertata perché il fatto non è stato denunciato immediatamente - spiega Bigardi - Pur essendo un caso interno alla scuola, assume una sua grande rilevanza tenendo conto che è un nuovo episodio di bullismo che si aggiunge a quelli già registrati negli ultimi mesi») e poi perché ha avanzato una proposta condividibile per educare l'aggressore omofobo
«E’ troppo facile punire. Il provvedimento disciplinare a carico dell’aggressore doveva avere una natura riparatoria con valenza educativa, superando il cosiddetto modello sanzonatorio che non è efficace con ragazzi in età adolescenziale - chiarisce Bigardi - Oggi non basta più allontanare lo studente dalla scuola per alcuni giorni. Se qualcuno ha fatto un danno, deve riparare mettendo a disposizione qualcosa di proprio, ad esempio il tempo». Come si sarebbe dunque comportato il dirigente del Csa di fronte ad una situazione analoga? «Personalmente avrei coinvolto l’aggressore in un percorso educativo. Non servirà a niente che un adulto lo controlli durante l’intervallo: tutta questa attenzione lo farà sentire ancora più bullo - conclude Bigardi - Il ragazzino deve poter pagare per le sofferenze che ha creato, ad esempio assicurando un monte ore di compagnia al coetaneo che ha menato. Oppure deve andare a fare servizio in ospedale, interfacciandosi con la realtà della sofferenza».
Comments
Spiega un poco!
Dopotutto perchè girarci intorno ?
Questi, tutti, sono fenomeni di razzismo ed il razzismo non è che una reazione violenta ad una paura che nasce dall'ignoranza.
Eliminare quell'ignoranza è la chiave...