Orgogliosi di essere offensivi
Molti di voi, credo, avranno visto in tv la réclame di una radio italiana, Rtl 102.5, con lo slogan "Orgogliosi di essere normali".
Ora, fin qui non ci sarebbe niente di male, se non che la pubblicità è giocata sul contrasto fra vari gruppi di manifestanti, che scendono in piazza rivendicando i piùimprobabili orgogli: limonatori, autostoppisti, ritardatari, abbronzati, eccetera. Alla fine, invece, spuntano gli ascoltatori della radio che si proclamano "Orgogliosi di essere normali".
La campagna, che in giro passa per innovativa, è stata realizzata dall'agenzia Red Cell e - per la mia sensibilità - è estremamente fastidiosa: si basa su un preconcetto e una ridicolizzazione. Da un lato, il modello dei diversi e strampalati "orgogli" è indubbiamente il Gay Pride, ridotto all'iniziativa di un gruppo più o meno campato in aria, che rivendica qualcosa di strano. Dall'altro si pone l'accento sulla "normalità". D'altro canto, per una radio che ogni anno trasmette il Concerto di Natale in Vaticano non c'era da aspettarsi molto di più.
Una sola cosa mi preme dire: tutti i vari gruppuscoli che nella pubblicità scendono in piazza non sono né mai sono stati preseguitati, oppressi, emarginati. Nessuno impedisce agli autostoppisti di sposare la persona che amano o agli abbronzati di stare vicino al compagno malato e mille altre vessazioni.
A noi, gay lesbiche bisessuali e transessuali, invece succede proprio questo: siamo discriminati e nel passato siamo stati anche perseguitati ufficialmente e legalmente. Per questo - lo sappiano i pubblicitari - siamo orgogliosi di quello che siamo e soprattutto del fatto che non ci vogliamo più nascondere. È questo il senso del Gay Pride.
Ora, fin qui non ci sarebbe niente di male, se non che la pubblicità è giocata sul contrasto fra vari gruppi di manifestanti, che scendono in piazza rivendicando i piùimprobabili orgogli: limonatori, autostoppisti, ritardatari, abbronzati, eccetera. Alla fine, invece, spuntano gli ascoltatori della radio che si proclamano "Orgogliosi di essere normali".
La campagna, che in giro passa per innovativa, è stata realizzata dall'agenzia Red Cell e - per la mia sensibilità - è estremamente fastidiosa: si basa su un preconcetto e una ridicolizzazione. Da un lato, il modello dei diversi e strampalati "orgogli" è indubbiamente il Gay Pride, ridotto all'iniziativa di un gruppo più o meno campato in aria, che rivendica qualcosa di strano. Dall'altro si pone l'accento sulla "normalità". D'altro canto, per una radio che ogni anno trasmette il Concerto di Natale in Vaticano non c'era da aspettarsi molto di più.
Una sola cosa mi preme dire: tutti i vari gruppuscoli che nella pubblicità scendono in piazza non sono né mai sono stati preseguitati, oppressi, emarginati. Nessuno impedisce agli autostoppisti di sposare la persona che amano o agli abbronzati di stare vicino al compagno malato e mille altre vessazioni.
A noi, gay lesbiche bisessuali e transessuali, invece succede proprio questo: siamo discriminati e nel passato siamo stati anche perseguitati ufficialmente e legalmente. Per questo - lo sappiano i pubblicitari - siamo orgogliosi di quello che siamo e soprattutto del fatto che non ci vogliamo più nascondere. È questo il senso del Gay Pride.
Comments
un pò come l'incitamento ad essere "moderati"...
Premettendo che non ho visto le spot, dalla descrizione l'idea non mi sembra per niente simpatica, nè pulita.
Che poi dal punto di vista pubblicitario funzioni benissimo (visto che si rivolge "alla pancia" e che solletica il qualunquismo e conformismo che alberga nella maggior parte degli italiani) non ne ho dubbi. Ma mi sembra legittimo criticarla.
[E comunque, per quanto mi riguarda bastano le parole "Concerto di Natale in Vaticano" per farmi evitare accuratamente la frequenza di questo newtwork a vita...]
lo spot è fastidioso e ogni volta che lo vedo mi fa veramente incazzare.
dopo i due tenerissimi ed eterissimi amici che si toccano il pisello (oliviero toscani cosi ha detto....), ci mancava questa boiata