Ruini attacca il Parlamento Europeo

Grande coalizione, soldi alle scuole private confessionali (cattoliche), riforme sociali, no all'aborto, no ai Pacs e ai diritti per le coppie di fatto.
Nella sua prolusione all'assemblea generale dei vescovi italiani, l'ultima probabilmente che affronta da presidente della Cei, il cardinale Camillo Ruini stende - come è ormai suo solito - un vero e proprio programma politico: propone alle forze politiche di accordarsi per governare insieme, respinge l'aborto "delitto abominevole" e dichiara la sua "opposizione ai tentativi di dare un improprio e non necessario riconoscimento giuridico a forme di unione che sono radicalmente diverse dalla famiglia, oscurano il suo ruolo sociale e contribuiscono a destabilizzarla".

Quindi niente Pacs né ora né mai. Con una punta di civetteria, anzi il presidente dei vescovi si vanta delle sue intromissioni nella vita pubblica:
"...sappiamo bene che questo nostro impegno è spesso mal tollerato e visto come indebita intromissione nella libera coscienza delle persone e nelle autonome leggi dello Stato. Ma non per questo possiamo tacere, o sfumare le nostre posizioni. È infatti nostra comune e profonda convinzione, confermata dall’insegnamento chiaro e costante della Chiesa e sostenuta dall’esperienza umana e in particolare dalla grande tradizione di civiltà della nostra nazione, che abbiamo a che fare qui con quelli che il Papa ha denominato “principi non negoziabili” (discorso del 30 marzo 2006 ai rappresentanti del Partito Popolare Europeo)".

Ma il punto forte deve ancora arrivare. Il capo dei vescovi - lui nominato da un monarca assoluto e libero da ogni controllo democratico - bacchetta le più alte istituzioni democratiche, ree di non allinearsi ai suoi diktat ideologici. Così nel novero dei cattivi finisce il Parlamento Europeo, che difende e promuove i diritti di tutti, anche di gay e lesbiche. L'accusa - esplicita - è per la risoluzione contro l'omofobia, censurata a pochi giorni dalla Giornata mondiale contro l'omofobia, che cade il 17 maggio.

"...specialmente da parte del Parlamento europeo, si insiste in pronunciamenti che non rispettano il criterio della sussidiarietà, la cultura e le tradizioni proprie dei diversi Paesi membri, e contrastano gravemente con fondamentali verità antropologiche. È questo, ad esempio, il caso della risoluzione del 18 gennaio riguardante l’omofobia in Europa, che respinge giustamente (bontà sua, ndr) gli atteggiamenti di discriminazione, disprezzo e violenza verso le persone con tendenze omosessuali, ma sollecita anche un’equiparazione dei diritti delle coppie omosessuali con quelli delle famiglie legittime, chiedendo ai Paesi membri – sia pure in maniera non vincolante – una revisione delle rispettive legislazioni nazionali. Le Conferenze Episcopali Polacca e Spagnola si sono già espresse con forza contro tale risoluzione e anche noi, che l’avevamo già deplorata in occasione del Consiglio Permanente di fine gennaio, uniamo con fermezza la nostra voce alle loro. In simili atteggiamenti delle Istituzioni europee è possibile ravvisare l’onda lunga dei processi di secolarizzazione, ma anche la mancata percezione di un clima diverso che si sta facendo strada nelle popolazioni europee, con la riscoperta della propria identità religiosa, morale e culturale e dei suoi valori e contenuti essenziali".

Comments

Anonymous said…
Siamo ormai ai livelli dell'Austria di Haider e della Polonia. Spero a questo punto che l'UE minacci sanzioni contro l'Italia, che nel suo territorio ospita e tollera questi incivili e le loro esternazioni.

Comunque più le sottane parlano di continuo, più vuol dire che capiscono che la gente ha smesso di ascoltarli (chi legge i giornali e vive in città, almeno).
Anonymous said…
si, tutto questo parlare è sicuramente l'ultimo tentativo di chi ha capito "che sta alla frutta" oramai... il problema però è che cmq gli vien dato troppa, ma veramente troppa, risonanza...

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