La Costituzione contro i gay
L'amministrazione degli Stati Uniti e la maggioranza repubblicana, come abbiamo visto, stanno proponendo, ancora una volta, un emendamento per modificare la Costituzione americana e scrivere che il matrimonio è "solo l'unione fra un uomo e una donna".
Al contrario del tentativo fallito dell'anno scorso, quando la proposta fu bocciata già in commissione Affari costituzionali al Senato, stavolta il capagruppo repubblicano Bill Frist è riuscito a ottenere il via libera della commissione e inviare il testo all'aula.
Alcuni lettori, come BetteDavis, mi rassicurano che la Costituzione alla fine sarà salva: questo lo so anch'io, e vi spiego perché, ma l'operazione se possibile è ancora più subdola e macchinatoria. Vediamo.
La Costituzione americana stabilisce che una modifica costituzionale può essere proposta dal Congresso se viene approvata dai due terzi delle Camere, la Camera dei rappresentanti e il Senato. A quel punto, per entrare nella Carta, la modifica deve essere approvata dai tre quarti degli Stati, con un voto delle rispettive assemblee. In pratica, servirebbe il sì di 40 stati circa.
Una procedura aggravata così rigorosa ci mette quasi al sicuro da modifiche liberticide: non è un caso che la Costituzione, entrata in vigore nel 1788, fu modificata solo 17 volte. E sempre per ampliare, mai per restringere, i diritti civili.
Allora perché Bush e i repubblicani si impegnano in un tentativo praticamente fallimentare? Per bieco calcolo politico.
A novembre si vota per rinnovare una parte della Camera e del Senato e per la prima volta in sei anni la destra rischia di perdere la maggioranza. La strategia, a questo punto, è mobilitare la destra cristiana e gli iper-conservatori, che nel 2004 diedero la vittoria a Bush, con un voto del Senato. Non importa che poi tutto finisca in una bolla di sapone: il punto è mostrare che i repubblicani difendono la famiglia e si oppongono alle richieste di gay e lesbiche.
Per questo persino la first lady, Laura Bush, chiese di non fare della questione gay un tema di bassa propaganda politica. Ma è rimasta inascoltata.
Al contrario del tentativo fallito dell'anno scorso, quando la proposta fu bocciata già in commissione Affari costituzionali al Senato, stavolta il capagruppo repubblicano Bill Frist è riuscito a ottenere il via libera della commissione e inviare il testo all'aula.
Alcuni lettori, come BetteDavis, mi rassicurano che la Costituzione alla fine sarà salva: questo lo so anch'io, e vi spiego perché, ma l'operazione se possibile è ancora più subdola e macchinatoria. Vediamo.
La Costituzione americana stabilisce che una modifica costituzionale può essere proposta dal Congresso se viene approvata dai due terzi delle Camere, la Camera dei rappresentanti e il Senato. A quel punto, per entrare nella Carta, la modifica deve essere approvata dai tre quarti degli Stati, con un voto delle rispettive assemblee. In pratica, servirebbe il sì di 40 stati circa.
Una procedura aggravata così rigorosa ci mette quasi al sicuro da modifiche liberticide: non è un caso che la Costituzione, entrata in vigore nel 1788, fu modificata solo 17 volte. E sempre per ampliare, mai per restringere, i diritti civili.
Allora perché Bush e i repubblicani si impegnano in un tentativo praticamente fallimentare? Per bieco calcolo politico.
A novembre si vota per rinnovare una parte della Camera e del Senato e per la prima volta in sei anni la destra rischia di perdere la maggioranza. La strategia, a questo punto, è mobilitare la destra cristiana e gli iper-conservatori, che nel 2004 diedero la vittoria a Bush, con un voto del Senato. Non importa che poi tutto finisca in una bolla di sapone: il punto è mostrare che i repubblicani difendono la famiglia e si oppongono alle richieste di gay e lesbiche.
Per questo persino la first lady, Laura Bush, chiese di non fare della questione gay un tema di bassa propaganda politica. Ma è rimasta inascoltata.
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