"Bindi lesbica!"
Scusate se arrivo tardi, ma in questi giorni ho poco tempo per seguire tutto.
Gia saprete, come riporta il buon Anellidifumo, dell'increscioso incidente fra il senatore di An Maurizio Saia e la ministra Rosi Bindi.
Ieri mattina, sintetizzo per chi non lo sapesse, durante un programma televisivo su una rete locale il tale Saia ha sostenuto che la Bindi "non è idonea" a fare il ministro della Famiglia "perché è lesbica". L'interessata ha risposto in modo impeccabile («Mi dispiace per il senatore Saia ma anche se, per scelta personale, ho rinunciato a sposarmi mi piacciono gli uomini educati, rispettosi delle donne, intelligenti e possibilmente belli. Tutte qualità che il senatore di An non possiede») e ha anche scansato ogni rischio di omofobia latente: «Vorrei ricordare - aggiunge Bindi - che non solo va tutelata la sfera privata ma soprattutto non bisognerebbe dire menzogne sulle persone. Non avrei nessuna difficoltà a dichiararmi omosessuale se lo fossi».
Fa specie, comunque, che nello scontro politico si sia scesi così in basso; non nel sostenere l'omosessualità di chicchessia (come dice Cossiga, gay o lesbica non è un insulto), ma nel proporre l'equazione per cui una lesbica non potrebbe essere un buon ministro della Famiglia. Ha buon gioco a questo punto l'Arcigay nel sottolineare come in tutta Europa fioccano gli amministratori locali gay (i sindaci di Parigi e Berlino e lo stesso Niki Vendola in Puglia); ma aggiungo io anche fior di ministri in Francia (Lang) e nel Regno Unito (da Mandelson a Brown a Smith).
Certo, dopo i rimproveri di Fini fanno sorridere le scuse di Saia: «"Lesbica" non è un'offesa», spiega in un comunicato. «Ho anche un parente dichiaratamente omosessuale», ma «se il ministro da questa vicenda si fosse ritenuta in qualche modo offesa o lesa nell'ambito della sua sfera privata, me ne dispaccio poiché non c'era nessuna volontà di attacco personale ma si trattava soltanto di una considerazione di tipo politico».
Forse dovremmo cominciare a fare davvero outing (non coming out) a qualche personaggio pubblico.
Gia saprete, come riporta il buon Anellidifumo, dell'increscioso incidente fra il senatore di An Maurizio Saia e la ministra Rosi Bindi.
Ieri mattina, sintetizzo per chi non lo sapesse, durante un programma televisivo su una rete locale il tale Saia ha sostenuto che la Bindi "non è idonea" a fare il ministro della Famiglia "perché è lesbica". L'interessata ha risposto in modo impeccabile («Mi dispiace per il senatore Saia ma anche se, per scelta personale, ho rinunciato a sposarmi mi piacciono gli uomini educati, rispettosi delle donne, intelligenti e possibilmente belli. Tutte qualità che il senatore di An non possiede») e ha anche scansato ogni rischio di omofobia latente: «Vorrei ricordare - aggiunge Bindi - che non solo va tutelata la sfera privata ma soprattutto non bisognerebbe dire menzogne sulle persone. Non avrei nessuna difficoltà a dichiararmi omosessuale se lo fossi».
Fa specie, comunque, che nello scontro politico si sia scesi così in basso; non nel sostenere l'omosessualità di chicchessia (come dice Cossiga, gay o lesbica non è un insulto), ma nel proporre l'equazione per cui una lesbica non potrebbe essere un buon ministro della Famiglia. Ha buon gioco a questo punto l'Arcigay nel sottolineare come in tutta Europa fioccano gli amministratori locali gay (i sindaci di Parigi e Berlino e lo stesso Niki Vendola in Puglia); ma aggiungo io anche fior di ministri in Francia (Lang) e nel Regno Unito (da Mandelson a Brown a Smith).
Certo, dopo i rimproveri di Fini fanno sorridere le scuse di Saia: «"Lesbica" non è un'offesa», spiega in un comunicato. «Ho anche un parente dichiaratamente omosessuale», ma «se il ministro da questa vicenda si fosse ritenuta in qualche modo offesa o lesa nell'ambito della sua sfera privata, me ne dispaccio poiché non c'era nessuna volontà di attacco personale ma si trattava soltanto di una considerazione di tipo politico».
Forse dovremmo cominciare a fare davvero outing (non coming out) a qualche personaggio pubblico.
Comments
Io mi riferivo invece all'ex ministro dell'Agricoltura Nick Brown, che citavo insieme a Chris Smith.
Non è mia abitudine fare outing dei politici stranieri; tanto ci pensano loro al coming out
un pensiero affettuoso per lo sventurato gay imparentato con saia: coraggio!!!
In Inghilterra Simon Hughes, candidato a leader dei LibDem, qualche mese fa se ne e' uscito con esattamente la stessa frase - "non lo sono, ma se lo fossi non avrei nessun problema a dirlo". Giorni dopo e' venuto fuori che lo era davvero.