La Turchia fra l'Europa e le analisi anali

Mehmet Tarhan ha 27 anni, è turco di etnia curda e si dichiara anarchico, obiettore di coscienza e gay.
Per il suo rifiuto del servizio militare ad agosto Mehmet è stato condannato a quattro anni di prigione e incarcerato. La Turchia ha firmato la convenzione europea per i diritti umani, compreso il diritto all'obiezione di coscienza, ma nessuna legge riconosce questa facoltà ai cittadini turchi.
Dietro le sbarre Mehmet è stato sottoposto al taglio obbligatorio dei capelli e della barba e per questo motivo ha cominciato uno sciopero della fame durato 34 giorni, finché gli è stata concessa una cella d'isolamento dove sfuggire alle violenze dei secondini e degli altri detenuti.

Ma non basta: in quanto omosessuale, Mehmet risulta "inabile" al servizio militare secondo la legge turca, ma deve dimostrare di essere gay. Come?, direte voi.

Con una "visita anale", risponde la legge turca, o in alternativa con un video che mostri la penetrazione. Perché solo i gay "passivi" (sapete quanto detesto quest'espressione) sono esentati dal servizio militare. Mehmet ovviamente si rifiuta di sottoporsi a questa barbarie, ma rischia di essere "visitato" per forza, contro la sua volontà.

In vista della nuova udienza del 15 dicembre, anche Amnesty International ha chiesto formalmente alla Turchia di rilasciare Tarhan e ieri a Milano le associazioni gay e quelle per la laicità come Facciamo breccia hanno protestato sotto il consolato turco.
Forse dovremmo scrivere ai nostri parlamentari europei perché l'Europarlamento intervenga ufficialmente.

Comments

Anonymous said…
non ho parole!!!

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