La famiglia, le famiglie e l'abbaglio della sinistra

Volevo scrivere un post sulla "discesa in campo" di Lucia Annunziata, che andrà a sfilare al Family Day, e sulla proposta della senatrice Ds Anna Serafini che "condivide" il manifesto delle associazioni cattoliche sulla famiglia, proponendo addirittura che l'Ulivo partecipi all'evento di piazza.

Mi ha preceduto uno dei massimi studiosi di famiglia in Italia, la sociologa Chiara Saraceno, con un articolo lucido e diretto ("Chi tiene alla famiglia non sfila al Family Day") proprio su questi temi.

Secondo Annunziata, la sinistra dovrebbe andare in piazza per dimostrare che ha a cuore le famiglie e che non è diventata lo schieramento di omosessuali e transessuali, come - secondo lei - dimostrerebbero i Dico e la difesa strenua di quel disegno di legge (difesa che io, onestamente, non ho notato):
Il rischio insomma è che la sinistra finisca schiacciata oggi, al di là della sua volontà, nel ghetto di una somma di differenze indifferenti. Dire un sì deciso all’idea di famiglia serve anche a strapparsi da questo possibile ghetto.
La Serafini, invece, ha sorvolato sulla violenza verbale del Manifesto del Family Day (che mortifica e umilia conviventi, risposati, divorziati, ragazze madri, genitori vedovi):
Senza un legame stabile di un padre e di una madre, senza un'esperienza di rapporti fraterni, crescono le difficoltà di elaborare un'identità personale e maturare un progetto di vita aperto alla solidarietà e all'attenzione verso i più deboli e gli anziani.
A entrambe risponde con chiarezza la Saraceno, secondo cui
la Chiesa è infatti riuscita a creare nell’immaginario collettivo un corto circuito politicamente e simbolicamente dirompente tra l'assenza di politiche significative di sostegno alle responsabilità familiari e il riconoscimento di alcuni diritti civili e di libertà - e le contestuali responsabilità che ne derivano - a chi non vuole o non può sposarsi, tra un tasso di fecondità ai minimi termini e la diffusione di omosessualità e transessualità. Come se l'assenza di politiche di sostegno alle responsabilità familiari non fosse una eredità che proviene da decenni di governo democristiano e di una ben più lunga influenza della Chiesa, del suo magistero e della sua cultura sul discorso pubblico sulla famiglia - certo anche con l'indifferenza della sinistra.
e infine
La contrapposizione frontale ai Dico da cui nasce il Family day segnala che in gioco non è la definizione di politiche ragionevoli ed efficaci che sostengano coloro che vogliono avere un bambino, occuparsi di un genitore divenuto fragile, sostenersi reciprocamente nella buona e cattiva sorte. C'è la pretesa di mantenere il monopolio della definizione di quali sono i rapporti responsabili e quali no, quali gli amori leciti e quali quelli illeciti.

Comments

Unknown said…
Caro Aelred, malerrima tempora currunt. Tutto in regola per il trasferimento in Spagna?
Anonymous said…
Il problema che la chiesa si pone credo riguardi principalmente le condizioni della vita e della sua continuazione, e secondariamente delle modalità in cui questa si attua.
Certamente le due cose non sono disgiunte, ma esiste un prius logico che, indipendementemente dalla storia, porta a formulare prese di posizione dogmatiche.
E' vero che non c'è coerenza tra esaltazione della famiglia e politiche per la famiglia, ma è altresì vero che solo una unione eterosessuale, in quanto potenzialemtne riproduttiva, e non solo capace di cure, è un valore per la società, in quanto garante della sua continuità.
Anonymous said…
x Anonimo: una società tutta chiusa in se stessa, mi pare.
Principino

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