Anche noi con Israele. Ma chi ha difeso i gay?
Giovedì 3 novembre non sarò - per problemi organizzativi, distanze (vivo a Milano), tempo e denaro - fisicamente a Roma alla manifestazione in difesa dell'esistenza di Israele davanti all'ambasciata iraniana. Però in ispirito partecipo a quell'incontro, perché spero e desidero che lo stato di Israele continui a esistere e anzi accanto a esso sorga finalmente uno stato di Palestina.
Anche l'Arcigay ha aderito giustamente, perché quella di Gerusalemme è l'unica nazione democratica della regione e Israele è l'unico stato a non discriminare le persone omosessuali. In questo senso anzi i diritti civili dovrebbero estendersi anche ai paesi vicini.
Ma vorrei fare una domanda agli zelanti organizzatori della manifestazione pro-Israele e a tutti quelli che di corsa (lo ripeto, giustamente) hanno fatto sapere che ci saranno.
A luglio in poche decine di persone manifestammo a Roma e a Milano, sotto l'ambasciata e il consolato d'Iran, contro l'impiccagione di due ragazzi, Ayaz Marhoni e Mahmoud Asgari, uccisi perché avevano avuto un rapporto sessuale gay.
In quell'occasione - di fronte alla morte di due giovani, non a minacce (seppur terribili come quelle di Ahmadinejad) - pochi giudicarono opportuno unirsi alla protesta in nome dei diritti civili, in nome di due giovani di amarsi liberamente.
Io dico: è giusto oggi manifestare in difesa di Israele, era ugualmente giusto manifestare contro l'omofobia di regime che in Iran non si ferma neppure di fronte alla pena di morte. Ma forse, per qualcuno, non tutte le vite hanno lo stesso valore.
Anche l'Arcigay ha aderito giustamente, perché quella di Gerusalemme è l'unica nazione democratica della regione e Israele è l'unico stato a non discriminare le persone omosessuali. In questo senso anzi i diritti civili dovrebbero estendersi anche ai paesi vicini.
Ma vorrei fare una domanda agli zelanti organizzatori della manifestazione pro-Israele e a tutti quelli che di corsa (lo ripeto, giustamente) hanno fatto sapere che ci saranno.
A luglio in poche decine di persone manifestammo a Roma e a Milano, sotto l'ambasciata e il consolato d'Iran, contro l'impiccagione di due ragazzi, Ayaz Marhoni e Mahmoud Asgari, uccisi perché avevano avuto un rapporto sessuale gay.
In quell'occasione - di fronte alla morte di due giovani, non a minacce (seppur terribili come quelle di Ahmadinejad) - pochi giudicarono opportuno unirsi alla protesta in nome dei diritti civili, in nome di due giovani di amarsi liberamente.
Io dico: è giusto oggi manifestare in difesa di Israele, era ugualmente giusto manifestare contro l'omofobia di regime che in Iran non si ferma neppure di fronte alla pena di morte. Ma forse, per qualcuno, non tutte le vite hanno lo stesso valore.
Comments