Il tradimento di D'Alema e Fassino con Verdi, Pdci e Rifondazione

La Margherita e l'Udeur - dice bene Fda - non hanno più di tante colpe. In fondo fanno il loro (sporco) lavoro, cercando di imporre il moderatismo come cifra di un'alleanza di centrosinistra che dovrebbe essere socialdemocratica e invece si scopre via via sempre più neocentrista.

Le responsabilità più gravi di questa vergognosa soluzione per gay e lesbiche sono da ascrivvere ai Ds, che non contenti di aver perso operai (per compiacere la Confindustria) e impiegati (per accontentare il popolo delle "partite Iva") ora buttano a mare anche noi gay per far felici i vescovi e la Cei. O forse speravano di contare una volta di più sul collateralismo di Arcigay, che in questi anni ha sostenuto le mediazioni più moderate.
Si spiegherebbe così il livore con cui Massimo D'Alema ha liquidato la questione gay, dopo il comunicato di fuoco di Arcigay e Arcilesbica: «Il programma del centrosinistra non fa perno sui Pacs. Credo che noi abbiamo preparato un programma di straordinario valore per il futuro del Paese che si propone di rilanciare lo sviluppo economico, di promuovere l' occupazione e di affrontare i grandi problemi irrisolti dell'Italia sulla scuola, l'universita' e la giustizia. In questo ambito c'è anche questo tema dei Pacs sul quale ci sono anche punti di vista, sensibilità culturali e religiose diverse e su cui, secondo me, si è trovato un buon compromesso, magari non piacerà a tutti. Non credo che per gli italiani questa sia la questione fondamentale».

Di Fassino non merita neppure parlare, dopo avergli sentito dire che lui è pronto a discutere il programma con Ruini. Non con la Bindi e Franco Marini: proprio con don Camillo.
Ma stavolta gay e lesbiche non ci lasciamo incantare dalle parole suadenti di Franco Grillini, un leader buono per l'epoca pionieristica, quando i gay a mala pena uscivano dalle catacombe, ma ormai assolutamente inadeguato. La sua è un'Italia anni Settanta, più vicina a Pasolini e Sandro Penna che a Pedro Zerolo e Zapatero. E infatti Bersani comincia a pensare che i Ds perderanno voti a favore di forze più laiche come la Rosa.

Ma i più sfacciati sono i partiti della sinistra "radicale", sempre pronti a tirare su la bandiera dei diritti gay, ma incapaci di tener testa a Rutelli sulle unioni civili. Se non ci possiamo fidare di loro, se nemmeno Diliberto e Pecoraro Scanio puntano i piedi sui gay, su chi contiamo? Evidentemente solo sulla Rosa nel pugno di socialisti e radicali. Boselli e Bonino hanno deciso che su questo punto non si poteva cedere, anche se la Rosa non uscirà dall'alleanza. A questo punto l'importante è dare a loro tutta la forza possibile, per aumentare il quoziente di laicità dell'Unione.
Penoso anche Bertinotti, che candida Vladimir Luxuria per conquistare titoli di giornale, ma poi di fronte a Rutelli e a Ruini fa anche lui marcia indietro e cede su tutto. Salvo poi perdersi in distinguo.
Quanto al merito della questione, come dice Gianni Rossi Barilli, non si capisce come una legge possa dare alle persone in quanti tali (e singole) più diritti di quanti non ne abbiano già. L'unica evoluzione sarebbe il riconoscimento giuridico dell'unione. Ma su quello, si sa, Ruini non è d'accordo, quindi non se ne farà nulla.

Comments

Anonymous said…
Hai poco da contare su Pecoraro Scanio... :( Buona domenica
Anonymous said…
Quello di D'Alema non è livore, ma una semplice constatazione; e un politico non deve accontentare soltanto gli omosessuali ma anche gli altri, se gli servono per fare certe politiche.
aelred said…
Uguccione, il livore di D'Alema nasce dalla scoperta che i gay, per una volta, non stanno zitti e buoni e non si accodano al coro secondo cui l'accordo è buono e santo

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