Che cosa vogliamo?

Il post precedente ha attirato critiche, commenti e riflessioni superiori alla media di questo blog. E ne sono lieto.
Sono emerse anche posizioni che personalmente condivido poco o per niente, ma che dovrebbero essere chiarite se vogliamo che in Italia esista davvero un movimento glbt, gay lesbico bisessuale e transessuale.

Nel giorno in cui i nostri principali avversari politici e ideologici si preparano alla battaglia in grande stile, battaglia di idee e di pensiero soprattutto, ma anche pressione politica, noi non siamo in grado di creare una "cultura gay", quella stessa contro cui si scaglia il Vaticano, sempre pronto ad accogliere i poveri "omosessuali" (specie se afflitto da senso di colpa), ma spietato appunto con la cultura gay.

Al di là della contingenza elettorale, su cui avremo tempo di tornare, è il caso di decidere se vogliamo agire come un collettivo e porci obiettivi da raggiungere oppure siamo una minoranza folta, ma senza unità. Devo in particolare una risposta al Guapo, che in un commento sostiene che a molti gay - specie i più giovani che vanno al Muccassassina - i Pacs non interessano; mentre i più adulti, che per età sarebbero candidati a sostenerli e sottoscriverli, in realtà non hanno alcuna intenzione di ufficializzare i loro rapporti.

Qui c'è un problema di fondo: le unioni civili (o Pacs) erano una delle richieste del movimento gay, insieme ad altre tre o quattro questioni:
1. una legge contro la discriminazione per l'orientamento sessuale e contro l'omofobia
2. una legge che punisca i crimini dell'odio anti-gay (estensione della legge Mancino)
3. la "piccola soluzione" per i trans e le trans, affinché ottengano il riassegnamento anche senza operazioni chirurgiche invasive che non tutti sono disposti ad affrontare.

Il movimento aveva deciso di insistere sui Pacs perché sembrava un risultato a portata di mano.
ma aggiungo una notazione: le unioni civili - e ancor di più il matrimonio aperto a tutti - non servono solo a chi si vuole sposare o potrebbe farlo in futuro. Il loro valore simbolico e ideale è infinitamente superiore e significa "uguaglianza" e dignità" per le persone omosessuali, oltre che un risarcimento per i secoli di discriminazione.
A questo punto è il caso di riproporvi le parole (traduzione mia) con cui Zapatero, nel suo discorso di insediamento al governo, annunciò il progetto di estendere il matrimonio a tutti:

"... È arrivato anche il momento di mettere fine, una volta per tutte, alle intollerabili discriminazioni che ancora soffrono molti spagnoli, esclusivamente a causa delle loro preferenze sessuali. Lo dirò chiaramente: omosessuali e transessuali meritano la stessa considerazione pubblica degli eterosessuali e hanno il diritto di vivere liberamente la vita che essi stessi hanno scelto.

Modificheremo, quindi, il Codice Civile per riconoscere a loro, su un piano di uguaglianza, il diritto al matrimonio con gli effetti conseguenti in materia di successione, diritto al lavoro e protezione dello stato sociale".

Comments

atreliu said…
Ciao Aelred,
non per sottolineare cose che già sappiamo e di cui abbiamo discusso personalmente con gli altri...
Ma quando, parlando dei PACS, dici:
"Il loro valore simbolico e ideale è infinitamente superiore e significa "uguaglianza" e dignità" per le persone omosessuali, oltre che un risarcimento per i secoli di discriminazione."

Mi viene da pensare... se uguaglianza e dignità si cerca... allora ci vorrebbe lo stesso istituto giuridico..
Ma lo sappiamo gia :(
Qui in Ira.. ehm.. Italia, non abbiamo un Zapatero con le palle... ma un molle Prodi..
Come diceva Grillo, tra diarrea ed una cacca molle... non ci resta che votare per la seconda..
Anonymous said…
Forse le cose stanno in maniera molto più semplice.

E' possibile che l'orientamento sessuale sia semplicemente insufficiente a definire una "cultura" che vada al di là dei riti e dei tormentoni che sembrano interessare la maggior parte degli omosessuali, e a definire una "comunità" in grado di mobilitarsi per obiettivi comuni.
aelred said…
Uguccione,
forse hai ragione tu.
storicamente, però, le minoranze oppresse hanno sempre creato sotto-culture autonome.
Eppoi nel resto del mondo occidentale i gay HANNO creato una cultura peculiare e hanno dato vita a un movimento rivendicativo, con risultati apprezzabili.
L'Italia è l'eccezione: forse non siamo stati abbastanza oppressi
restodelmondo said…
I gay in realtà non vogliono il matrimonio perché snaturerebbe la loro naturale carica creativa ed eversiva nei confronti di questa società patriarcale e... (e, insomma, ci siamo capiti).

E le donne naturalmente non vogliono lavorare ma solo badare a una mezza dozzina di figli.

Nell'Ottocento si diceva che in realtà gli schiavi non volevano la libertà perché non avrebbero saputo che farsene.

Non escludo che ce ne siano.

Ma è comodissimo, negare diritti "per il bene" di quelli a cui si negano.

Ed è comodo appaltare a una categoria sola (o meglio, al suo stereotipo: appioppato però a cittadini in carne e ossa) una nobile quanto faticosissima lotta.

Non so a voi, ma a me sembra un modo efficiente per (ehm!) prenderci per i fondelli.

Quanto alla specificità gay: c'è l'ovvio senso di comunità che si stringe a coorte per difendersi (sono epico-patriottica, stamattina), e nel farlo si conforta ascoltando "I will survive". Poi ci sono le esperienze di ognuno. Ma, allo stesso modo, molti etero si sposano con lo stesso rito, e riescono a tenere in piedi matrimoni ugualmente efficienti, avendo un ménage di coppia diverso l'uno dall'altro.
restodelmondo said…
(Ah, ovviamente sottoscrivo quanto detto da atreliu.)
Anonymous said…
a mio avviso il valore fondamentale che proverrebbe dal riconoscimento delle coppie gay da parte dello stato, e che terrorizza il cane lupo tedesco & co., è la "LEGALIZZAZIONE" dell'omosessualità, che così passerebbe da "deviazione sessuale" a "modo di essere" di una persona.
Chi si scoprisse gay non vivrebbe più angoscia e solitudine perchè condannato e giudicato(non so voi ma io ci sono passato), ma avrebbe degli schemi di riferimento riconosciuti dallo stato che lo renderebbero libero a priori.
Rendiamoci conto che il potere cattolico ci rema contro e che va contrastato in tutti i modi. Io ho pensato di sbattezzarmi e sto meditando su altre forme di protesta

Roberto - Lt

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