Diritti civili, la riforma più facile di tutte

Vorrei aggiungere una postilla al piccolo confronto (civile) in corso con Leonardo a proposito dei diritti civili delle persone omosessuali, delle strategie dei gay e degli spazi di manovra per riforme come i Pacs o il matrimonio civile per tutti. Nella discussione è intervenuto anche Paolo di Tom.

Una sola notazione mi preme. Leonando a un certo punto sostiene che non ci sono le condizioni per una riforma - che pure lui auspica - a favore dei diritti delle persone omosessuali: secondo lui prima ci sono altre questioni (migranti, guerra, economia), mentre per i gay è meglio lavorare sul piano culturale in vista della prossima generazione.

Oltre a chiedere di venire a manifestare con noi come va a manifestare a fianco dei migranti e come feci io andando a manifestare per l'articolo 18 e contro la legge 40, mi preme chiarire a Leonardo un punto. Le questioni che secondo lui non dividono Ds e Margherita (immigrati, economia, guerra) a mio avviso sono ancora più divisive, ma comunque sono di molto più complessa soluzione. Risolvere invece l'odiosa discriminazione che subiscono le persone omosessuali in questo paese da centinaia di anni, invece, non costa nulla, si può realizzare subito e non comporta stravolgimenti, aggiustamenti di bilancio o altri problemi sociali.

Il punto, caro Leonardo, è proprio questo: bastano piccolissime modifiche (anzi, basta cambiare la prassi, visto che la legge sul matrimonio, come la Costituzione del resto, non parla di uomo e donna) per cancellare le discriminazioni. Nessuno subisce conseguenze in negativo e solo gay e lesbiche ottengono una migliore prospettiva di vita, che si riflette sulle loro famiglie, i loro genitori e i loro amici. Lo hanno capito benissimo Tony Blair e José Luis Rodriguez Zapatero.

Allora, perché il governo non prende l'iniziativa? Perché alcuni si oppongono? Solo per motivi ideologici. Se il matrimonio fosse aperto a tutti, nessuno obbligherebbe Leonardo a sposare un uomo né gli toglierebbe i suoi figli per darli a due lesbiche (che peraltro sono benissimo in grado di farsi i figli già adesso; e lo fanno!).
Dunque di che parliamo? Di una odiosa discriminazione che potrebbe essere facilmente cancellata, se solo si volesse. A nessun costo e anzi rilanciando l'economia, con tanti matrimoni, cerimonie e banchetti in più.

Gli elettori e i partiti di sinistra in tutta Europa lo hanno capito. In Italia invece non solo i partiti, ma - temo io, dopo aver letto il post di Leonardo - persino gli elettori di sinistra non condividono questa istanza. Probabilmente è anche colpa di noi gay che non abbiamo fatto abbastanza manifestazioni e non abbiamo fatto abbastanza coming out.

PS: giocando alla guerra tra poveri (che aborro), i migranti almeno si possono sposare; e magari ottenere la cittadinanza italiana dal partner. A meno che non siano gay.

Comments

Anonymous said…
Tutto giusto, tranne una cosa.

Il riconoscimento dei diritti civili comporta anche una serie di diritti economici che pesano - eccome se lo fanno - sulla situazione economica italiana.

Faccio un solo esempio per brevità: il diritto alla reversibilità della pensione del partner dello stesso sesso.

Che poi questo peso economico non debba e non possa essere ostativo all'equiparazione dei diritti civili dei cittadini italiani, è ovvio, per chi è liberale o democratico, o cristiano, o socialista nel XXI secolo.

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