Se n'è andato uno dei volti migliori d'America
Rose Parks aveva 92 anni, era vedova e viveva ormai a Detroit, nel sicuro Michigan. Era scappata dal crudele Alabama, troppo rischioso per lei, donna di colore nell'America del Novecento.
Eppure Rose aveva sfidato e vinto il razzismo del profondo Sud americano, almeno quello scritto nelle leggi dello stato. Ancora una volta - è il caso di ricordarlo - grazie ai giudici e in nome della Costituzione.
Nel 1955, cinquant'anni fa esatti (non cinquecento), questa donna, che già aveva 42 anni, salì su un autobus a Montgomery e, contro la legge, si rifiutò di cedere il posto a sedere a un uomo bianco che lo reclamava. Sì, perché - se non lo sapevate - all'epoca negli Stati Uniti i neri potevano salire sull'autobus, ma non avevano il diritto di "rubare posti" ai bianchi. All'autista che gli chiedeva di alzarsi Rose disse semplicemente: «Non penso di doverlo fare. Ho pagato il biglietto come chiunque altro».
Può sembrare - e spero che sembri - inconcepibile, inaccettabile, ma la legge era questa e di fronte alla sua opposizione la polizia arrestò la donna "ribelle" e il giorno dopo il giudice le inflisse una multa di 10 dollari, più 4 di spese processuali. Ma l'America era già cambiata grazie a quel rifiuto. Per 381 giorni i cittadini di colore di Montgomery boicottarono l'autobus e manifestarono contro le leggi segregazioniste, guidati da un certo Martin Luther King junior. Finché il 13 novembre 1956 (sentenza Gayle and City of Montgomery v. Browder) i giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti d'America decretarono l'incostituzionalità del divieto e abolire tutte le legggi segregazioniste nei servizi pubblici in vigore negli Stati del sud.
Rose è morta ieri, ma come ha dovuto ammettere anche il presidente Bush (che pure non ama i giudici attisvisti) questa donna "ha cambiato l'America in meglio" e resta una delle figure più luminose del Novecento. Da lei è nato il movimento dei diritti civili, a lei hanno fatto riferimento milioni di manifestanti e attivisti, che si sono impegnati per l'uguaglianza e la libertà.
Per questo anche noi gay, e tutti quelli che credono in un mondo più giusto, dobbiamo ricordarla e ringraziarla. Ci ha dimostrato che anche quando la maggioranza, in nome della propria superiorità, vuole negarti i diritti che ti spettano, devi combattere con ancora più forza in nome della democrazia e della libertà.
Eppure Rose aveva sfidato e vinto il razzismo del profondo Sud americano, almeno quello scritto nelle leggi dello stato. Ancora una volta - è il caso di ricordarlo - grazie ai giudici e in nome della Costituzione.
Nel 1955, cinquant'anni fa esatti (non cinquecento), questa donna, che già aveva 42 anni, salì su un autobus a Montgomery e, contro la legge, si rifiutò di cedere il posto a sedere a un uomo bianco che lo reclamava. Sì, perché - se non lo sapevate - all'epoca negli Stati Uniti i neri potevano salire sull'autobus, ma non avevano il diritto di "rubare posti" ai bianchi. All'autista che gli chiedeva di alzarsi Rose disse semplicemente: «Non penso di doverlo fare. Ho pagato il biglietto come chiunque altro».
Può sembrare - e spero che sembri - inconcepibile, inaccettabile, ma la legge era questa e di fronte alla sua opposizione la polizia arrestò la donna "ribelle" e il giorno dopo il giudice le inflisse una multa di 10 dollari, più 4 di spese processuali. Ma l'America era già cambiata grazie a quel rifiuto. Per 381 giorni i cittadini di colore di Montgomery boicottarono l'autobus e manifestarono contro le leggi segregazioniste, guidati da un certo Martin Luther King junior. Finché il 13 novembre 1956 (sentenza Gayle and City of Montgomery v. Browder) i giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti d'America decretarono l'incostituzionalità del divieto e abolire tutte le legggi segregazioniste nei servizi pubblici in vigore negli Stati del sud.
Rose è morta ieri, ma come ha dovuto ammettere anche il presidente Bush (che pure non ama i giudici attisvisti) questa donna "ha cambiato l'America in meglio" e resta una delle figure più luminose del Novecento. Da lei è nato il movimento dei diritti civili, a lei hanno fatto riferimento milioni di manifestanti e attivisti, che si sono impegnati per l'uguaglianza e la libertà.
Per questo anche noi gay, e tutti quelli che credono in un mondo più giusto, dobbiamo ricordarla e ringraziarla. Ci ha dimostrato che anche quando la maggioranza, in nome della propria superiorità, vuole negarti i diritti che ti spettano, devi combattere con ancora più forza in nome della democrazia e della libertà.
Comments
E' stato faticoso il trasloco? :D
Aggiorno subito il link!
poi ti racconto meglio.
a presto