Marco, ucciso dall'omofobia

Marco aveva 16 anni, era figlio di una signora filippina e di un uomo astigiano, viveva a Torino e frequentava un istituto tecnico. Da oltre un anno, però, era perseguitato dai suoi compagni che lo insultavano "gay", frocio, ricchione, "sei come Jonathan".

Lo insultavano, sì, perché in Italia ormai gay è un insulto, grazie a Buttiglione, Calderoli, alla Binetti e soprattutto a Ruini, Bagnasco e Ratzinger.

Due giorni fa Marco non ha sopportato più gli insulti e si è ucciso. Prima si è accoltellato, poi si è buttato dal quarto piano. Mentre scrivo la sua storia - e non lo conosco - mi viene da piangere, mi sento frustrato e impotente di fronte all'omofobia di questo paese.

Marco si è ucciso, ma il suo sangue ricade sulla testa di tutti quelli che quotidianamente insultano, offendono, dileggiano i gay e dal loro pulpito privilegiato (il Parlamento, la tv, l'altare, il potere delle gerarchie cattoliche) impediscano che in questo paese gay e lesbiche siano persone come le altre, diverse com'è ovvio ma con gli stessi diritti e doveri degli altri. Con la stessa dignità.

I Dico e soprattutto una legge sul matrimonio per tutti servono soprattutto a questo. A ridare dignità dopo 2000 anni alle persone omosessuali che ancora oggi possono essere insultate e offese non per qualcosa che fanno ma per quello che sono.

Grazie al Corriere per aver raccontao questa storia che forse smuoverà qualche coscienza. Male per il Tg1 che nella sua edizione delle 13 oggi non ha mai parlato di omosessualità, si è affannato a spiegare che Marco era un ragazzo "normale" (se fosse stato gay, invece, lo si poteva insultare?); e vergogna per la preside della scuola che non sente neppure l'esigenza di fare autocritica ("quello non era bullismo") e agire contro l'omofobia.

Comments

Totentanz said…
In un paese normale, un episodio così drammatico innescherebbe riflessioni serie sull'omofobia in parlamento e sui media, oltre che mettere alla berlina chi paragona unioni gay a incesto e pedofilia. Qui invece...
Anonymous said…
Anche a me viene da piangere.
Ah, pure il Tg3, pur dando la notizia in prima pagina, ha parlato di bullismo verso un secchione. Solo in mezzo al servizio, in mezzo alle altre cose, hanno accennato la parola "effemminato" in mezzo alle varie offese ricevute dal ragazzo. Come se dalla lettera scritta non si capisse che quello era il motivo principale di violenza verbale.
Barbauss said…
D'accordo su tutto.
Unica cosa: ti dò una chiave di lettura diversa.

Male per il Tg1 che nella sua edizione delle 13 oggi non ha mai parlato di omosessualità, si è affannato a spiegare che Marco era un ragazzo "normale"...

Non la vedo male invece.
Avresti preferito che non inserisse il termine normale ma usasse "era un ragazzo gay"?
Non lo so.

A prescindere, l'insulto omofobo non colpisce solo se si è gay. Colpisce e basta. E va combattuto senza guardare alla sessualità del bersaglio.

Normale era normale.
Gay o etero.
Era normale. Un normale ragazzo.
Anonymous said…
Concordo e condivido i tuoi pensieri nel mio ultimo post. Percepisco però un senso di smarrimento: la famiglia che ruolo ha avuto in tutto ciò? Scuola e famiglia non sono forse complementari nella vita di un adolescente? Forse è mancata una comprensione globale delle sensazioni di Marco da parte di coloro che lo circondavano. Tutti.
Anonymous said…
Lo hanno ucciso.
Anonymous said…
ci vorrebbe una raccolta firme x sbattere in galera la preside (e poi, pensando in grande, anche qualche noto politico e prelato...)
Al K. said…
State sfruttando un lutto innocente per la causa: povero ragazzo ammazzato due volte.

Vergonatevi.
Anonymous said…
forse si sta cercando si muovere le coscienze affinchè non capiti una seconda volta
Al K. said…
Muovere le coscienze: No.

Cercate semplicemente di gettare le basi per la creazione di un altro parto pubblico, fate dell'ecologismo umano.

Cercate di creare un'altra razza protetta.

Attenti.
Anonymous said…
Al K, avresti detto lo stesso contro il movimento per i diritti civili dei negri, banalmente perché sei razzista verso alcune minoranze. La tua opinione si basa sulla conservazione della discriminazione ed è proprio ciò che ci spinge a combattere.

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