Bagnasco, i gay e i (preti) pedofili
Opporsi ai Dico - aveva detto il generale capo della Cei Bagnasco - equivale a dire no a pedofilia e incesto. Contro quella frase, come minimo infelice, si erano appuntate le critiche dei laici, dei liberal e di tutti quelli che difendono la libertà delle persone, ma forse avevano più ragione di tutti noi quelli che ricordavano l'esperienza dei preti cattolici in tema di pedofilia.
A gettare in una luce sinistra - e in parte patetica - la sortita di Bagnasco ha provveduto la vicenda di un sacerdote toscano, ormai 80enne (don Lelio C.), che per anni ha sottoposto i fedeli a torture psicologiche, con veri e propri abusi sessuali su ragazzine femmine. Pedofilo, quindi, ma eterosessuale! Non so se per la chiesa questa è un'attenuante, di sicuro è la sconfessione della vecchia ma resistente equazione gay=pedofili.
Non solo le vittime hanno deciso di rendere pubblica la vicenda a distanza di anni, ma sono emersi preoccupanti tentativi delle alte sfere ecclesiastiche per sopire e far dimenticare le violenze. Solo nel 2005 il sacerdote fu allontanato dalla parrocchia, ma vescovi e Curia decisero di non fare pulizia davvero, al punto che le vittime hanno sentito l'esigenza di denunciare i fatti ai giornali, anche se fino ad ora si erano rivolte solo alle autorità ecclesiastiche.
Una situazione che ha costretto il Papa in persona a intervenire.
Il problema di fondo - come sottolinea in modo acuto Pino Nicotri - è la scelta deliberata della Congregazione per la dottrina della fede (l'ex Sant'Uffizio, braccio operativo dell'Inquisizione) di coprire le vicende più scabrose, trasferendo i colpevoli ma cercando di evitare lo scandalo, anche nel caso di "gravi delitti" come quelli che un tribunale ecclesiastico accertò per don Lelio.
In pratica: vescovi, cardinali e persino il Papa hanno ostacolato la giustizia italiana coprendo un prete che plagiava, torturava psicologicamente e a volte violentava ragazzine e ragazzini affidati alle sue cure?
A gettare in una luce sinistra - e in parte patetica - la sortita di Bagnasco ha provveduto la vicenda di un sacerdote toscano, ormai 80enne (don Lelio C.), che per anni ha sottoposto i fedeli a torture psicologiche, con veri e propri abusi sessuali su ragazzine femmine. Pedofilo, quindi, ma eterosessuale! Non so se per la chiesa questa è un'attenuante, di sicuro è la sconfessione della vecchia ma resistente equazione gay=pedofili.
Non solo le vittime hanno deciso di rendere pubblica la vicenda a distanza di anni, ma sono emersi preoccupanti tentativi delle alte sfere ecclesiastiche per sopire e far dimenticare le violenze. Solo nel 2005 il sacerdote fu allontanato dalla parrocchia, ma vescovi e Curia decisero di non fare pulizia davvero, al punto che le vittime hanno sentito l'esigenza di denunciare i fatti ai giornali, anche se fino ad ora si erano rivolte solo alle autorità ecclesiastiche.
Una situazione che ha costretto il Papa in persona a intervenire.
Il problema di fondo - come sottolinea in modo acuto Pino Nicotri - è la scelta deliberata della Congregazione per la dottrina della fede (l'ex Sant'Uffizio, braccio operativo dell'Inquisizione) di coprire le vicende più scabrose, trasferendo i colpevoli ma cercando di evitare lo scandalo, anche nel caso di "gravi delitti" come quelli che un tribunale ecclesiastico accertò per don Lelio.
In pratica: vescovi, cardinali e persino il Papa hanno ostacolato la giustizia italiana coprendo un prete che plagiava, torturava psicologicamente e a volte violentava ragazzine e ragazzini affidati alle sue cure?
Comments
Il problema ancor più a fondo, secondo me, è che tutte queste persone non hanno ancora portato in tribunale nessuno (salvo mosse negli ultimissimi giorni).
Dobbiamo ammetterlo, l'immunità assoluta di cui godono la Chiesa cattolica e tutti i suoi esponenti non ha solo appoggi nelle istituzioni e nei partiti, ma ha forti radici nella società italiana (e fa coppia con la convinzione generalizzata che le opinioni del clero cattolico su qualsiasi argomento non siano criticabili al pari di quelle di chiunque altro, ma godano di un'autorità a prescindere superiore). E pensa che parliamo di Firenze, che per quanto provinciale non presenta certo un tessuto sociale completamente influenzato dalla curia (è facile quindi calcolare a che livelli possa arrivare l'omertà altrove).