Dagli amici mi guardi Iddio (ovvero niente Casini)
Se nemici dei gay come Tremaglia, Calderoli o Forza Nuova hanno almeno il pregio di dire quello che pensano e ostentare la propria omofobia, negli ultimi tempi si fa largo una nuova schiera di politici che negano i nostri diritti, intendono lasciarci nell'ombra e privi di riconoscimento, eppure rivendicano di farlo "per noi", appellandosi a una quantità di "amici omosessuali" che frequentano e che non desiderano assolutamente, anzi aborrono, qualunque forma di tutela giuridica per le coppie dello stesso sesso.
Da amici simili meglio stare alla larga.
Così la Santanché, in un'ormai celebre intervista rilasciata a Gay.it (e adesso, non so perché, sparita dal sito):
"Io non voglio l'ingerenza dello Stato e mi stupisco che voi la chiediate a tutti costi. Io ho tantissimi amici omosessuali e nessuno di loro sarebbe d'accordo sul matrimonio o sui Pacs. Si sono sempre considerati uomini liberi, venuti meno alle regole, e oggi francamente mi stupisce che chiediate delle regole".
Ora anche il presidente della Camera (ricordate?) Pier Ferdinando Casini si preoccupa di informarci che ha "tanti amici omosessuali" con cui parla spessissimo. E che non vogliono il matrimonio né i Pacs né altre forme di legame. Càspita, che amicizie Pier!
"Io non ho pregiudizi sulle unioni di fatto e non esprimo opinioni, tuttavia, sentendo anche i miei amici omosessuali con cui ho parlato tante volte, loro mi hanno sempre ribadito che sono i primi che non vogliono i diritti equivalenti a quelli del matrimonio: non e' vero, dunque, che l'universo gay italiano ritiene che la vera scelta progressista sia quella di parificare le unioni omosessuali alle famiglie regolari".
In una lunga intervista a Radio Anch'io, su Radio Uno, qui il podcast, Casini si permette di interpretare il pensiero di milioni di persone omosessuali. Non solo: lancia anche un appello.
"Un conto è parlare dell'estensione dei diritti, un conto e' parlare di una sorta di corsia parallela alla famiglia formata dalle unioni civili e dai Pacs. Io faccio appello a tutti gli omosessuali che conosco e che la pensano come me, perche' non possono essere rappresentati solo da chi partecipa a delle manifestazioni esibizionistiche o di piazza, perche' non c'e' solo questa parte di omosessualita', ci sono delle persone straordinarie che vivono con dignita' la loro condizione di diversita' e che ritengono che una famiglia significa assunzione di diritti e doveri e chi non si assume certi doveri non può pretendere di avere gli stessi diritti".
Caro presidente (ancora per poco, spero), noi vogliamo diritti e doveri; siamo i primi a chiedere doveri. Non per tutti, ma per chi li vuole accettare. Doveri di assistenza, di vicinanza, di sostegno, di affetto.
Chi avrà gli uni, avrà anche gli altri. Siete voi che negate sia diritti sia doveri.
Da amici simili meglio stare alla larga.
Così la Santanché, in un'ormai celebre intervista rilasciata a Gay.it (e adesso, non so perché, sparita dal sito):
"Io non voglio l'ingerenza dello Stato e mi stupisco che voi la chiediate a tutti costi. Io ho tantissimi amici omosessuali e nessuno di loro sarebbe d'accordo sul matrimonio o sui Pacs. Si sono sempre considerati uomini liberi, venuti meno alle regole, e oggi francamente mi stupisce che chiediate delle regole".
Ora anche il presidente della Camera (ricordate?) Pier Ferdinando Casini si preoccupa di informarci che ha "tanti amici omosessuali" con cui parla spessissimo. E che non vogliono il matrimonio né i Pacs né altre forme di legame. Càspita, che amicizie Pier!
"Io non ho pregiudizi sulle unioni di fatto e non esprimo opinioni, tuttavia, sentendo anche i miei amici omosessuali con cui ho parlato tante volte, loro mi hanno sempre ribadito che sono i primi che non vogliono i diritti equivalenti a quelli del matrimonio: non e' vero, dunque, che l'universo gay italiano ritiene che la vera scelta progressista sia quella di parificare le unioni omosessuali alle famiglie regolari".
In una lunga intervista a Radio Anch'io, su Radio Uno, qui il podcast, Casini si permette di interpretare il pensiero di milioni di persone omosessuali. Non solo: lancia anche un appello.
"Un conto è parlare dell'estensione dei diritti, un conto e' parlare di una sorta di corsia parallela alla famiglia formata dalle unioni civili e dai Pacs. Io faccio appello a tutti gli omosessuali che conosco e che la pensano come me, perche' non possono essere rappresentati solo da chi partecipa a delle manifestazioni esibizionistiche o di piazza, perche' non c'e' solo questa parte di omosessualita', ci sono delle persone straordinarie che vivono con dignita' la loro condizione di diversita' e che ritengono che una famiglia significa assunzione di diritti e doveri e chi non si assume certi doveri non può pretendere di avere gli stessi diritti".
Caro presidente (ancora per poco, spero), noi vogliamo diritti e doveri; siamo i primi a chiedere doveri. Non per tutti, ma per chi li vuole accettare. Doveri di assistenza, di vicinanza, di sostegno, di affetto.
Chi avrà gli uni, avrà anche gli altri. Siete voi che negate sia diritti sia doveri.
Comments
I diritti che concederei sono di carattere successorio e di parificazione al coniuge in occasione di malattie eredità responsabilità, da definire in maniera particolareggiata.
Ma no alle unioni per crescere figli.
ciao
lorenzo
Addirittura "conosco" (a debita distanza) gay che votano Forza Italia o AN o Lega (non che chi vota altrimenti sia necessariamente migliore, ma quelli sono sicuramente peggiori).