Calderoli e Zawahiri, uniti dall'omofobia

Mai fidarsi del vecchio detto "Il nemico del mio nemico è mio amico".
Guarda un po' Ayman al Zawahiri, il presunto "numero due di al Qaeda", che dall'ennesimo video tuona contro l'Occidente, i crociati e il ministro italiano (ormai ex) Roberto Calderoli, "reo" di aver indossato una maglietta con una vignetta irrispettosa dell'Islam.

Secondo il vecchio medico egiziano, «Gli insulti contro il profeta Maometto non sono il risultato della libertà d'opinione, ma del cambiamento del significato di sacro per questa cultura (occidentale, ndr). Il profeta Maometto, che le nostre preghiere gli siano sempre rivolte, e Gesù Cristo, la pace sia con lui, non sono più sacri, mentre sono diventati sacri i semiti e l'Olocausto, e l'omosessualità».

Eccolo lì, finalmente smentita la Cassandra del Duemila - Oriana Fallaci - secondo cui le leggi spagnole in difesa delle persone omosessuali sono "un favore ai terroristi islamici" e il presidente Zapatero un pusillanime alleato dei fondamentalisti. E no: i fondamentalisti vanno sempre d'accordo quando si tratta di opprimere i più deboli, di sottomettere le donne e tenere a bada il sesso, la più potente arma di libertà concessa agli uomini (e questo lo sa benissimo, da Duemila anni, anche la Chiesa cattolica).

Zawahiri addirittura arriva a dire che in Occidente "nessuno osa andare contro gli ebrei o replicare alle loro tesi sull'Olocausto, e nemmeno insultare gli omosessuali".
Hai capito?
Nel mio piccolo vorrei tranquillizzare il signor "numero due di al Qaeda": molti, moltissimi osano insultare gli omosessuali. Càpita centinaia di volte tutti i giorni, anzi uno dei campioni di questo sport tanto diffuso è proprio il ministro (ex) Calderoli, che non perde occasione per offendere e dileggiare gay, lesbiche, omosessuali e transessuali.
Dirò di più: proprio la stessa sera della maglietta incriminata, Calderoli aveva detto - di fronte a un impassibile Clemente J Mimun - che due uomini che si baciano gli fanno "schifo". Ecco servito dunque Zawahiri.

Se mai ce ne fosse stato bisogno, ecco dimostrato che i fondamentalisti e gli estremisti, gratta gratta, sono fatti della stessa pasta. Che non abbiamo bisogno di "manifesti" come quello dell'ateo devoto Marcello Pera (sto contando i giorni che ci separano dal suo addio alla presidenza del Senato); e, soprattutto, che per combattere gli estremisti islamici non dobbiamo travestirci da estremisti cristiani (una vera contraddizione in termini), ma rivendicare l'Età dei Lumi e i valori della Rivoluzione: "Libertà, uguaglianza, fraternità".
Valori che si realizzano solo nella laicità e nella tutela delle minoranza: l'unica, vera arma che abbiamo per vincere i nemici della civiltà (quelli fuori e quelli dentro l'Occidente).

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