Onesta Anna Tatangelo con l'amico gay
Lo posso dire? A me la canzone di Anna Tatangelo è piaciuta. O meglio: mi sono messo ad ascoltarla in Rete (benedetto YouTube), cercando di essere equanime; e non lo trovata affatto orrenda. È la solita canzone melodica in salsa napoletana di Gigi D'Alessio, ma alla fine non ci sono né troppi luoghi comuni né offese ai gay. E musicalmente è la tipica canzone pop italiana.
Intendiamoci: personalmente non mi rivedo nell'amico della Tatangelo, ma quante persone etero si rivedono in tutti i brani di musica pop sanremese? In fondo la bella Anna ha voluto raccontare "una" storia gay, quella del suo amico, non "la" storia gay paradigmatica. Come se ne esistesse una, poi. Arriverà qualcun altro (o è già arrivato, penso a Omosessualità di Elio o a un paio di canzoni di Tiziano Ferro) che canterà l'amore gay in qualche altro modo. La Tatangelo l'ha fatto col suo stile e non mi sento di darle la croce addosso (comunque meno pietistica del Cristicchi dell'anno scorso).
E in fondo non può che fare bene sentire su Raiuno in prima serata un ritornello che ripete " Dimmi che male c’è / Se ami un uomo come te / Se il cuore batte forte".
Ecco tutto il testo:
“Il mio amico” di Anna Tatangelo
Il mio amico che non dorme mai di notte
Resta sveglio fino a quando da mattina
Con il viso stanco e ancora di po’
Di trucco lascia
I sogni chiusi dentro ad un cuscino
Il mio amico ha molta luce dentro gli occhi
Per guardare chi non c’è
Fa di tutto per assomigliarmi tanto vuole amare come me
Ma poi si chiude dentro di sé
Il mio amico s’incammina per la strada
Fa un accenno e ti saluta col sorriso
Nel suo sguardo attento e un poco malizioso
Per avvicinarsi trova mille scuse
Il mio amico avvolto dentro l’amarezza
Mi fa tanta tenerezza
Anche quando nasce l’alba più sicura
Poi di notte gli regala la paura
Dimmi che male c’è
Se ami un altro come te
L’amore non ha sesso
Il brivido è lo stesso
O forse un po’ di più
Dimmi che male c’è
Se ami un altro come te
Se il cuore batte forte
Dà la vita a quella morte che vive dentro te…
Il mio amico cerca un nuovo fidanzato
Perché l’altro già da un pezzo l’ha tradito
Dorme spesso accanto a me dentro al mio letto
E si lascia accarezzare come un gatto
Il mio amico mi confida le sue cose
Anche quelle che non sa
Poi mi guarda mentre spegne il suo sorriso
Spera sempre in quell’amore che non ha
Dimmi che male c’è
Se ami un altro come te
L’amore non ha sesso
Il brivido è lo stesso
O forse un po’ di più
Nel cammino dell’amore
Scende sempre quel dolore dentro te
C’è chi ti guarda con disprezzo
Perché ha il cuore di un pupazzo dentro
Se a chi dice che non sei normale
Tu non piangere su quello che non sei
Lui non sa che pure tu sei
Uguale a noi e che siamo figli dello stesso Dio
Dimmi che male c’è
Se ami un uomo come te
Se il cuore batte forte
Dà vita a quella morte che vive dentro te…
Comments
Fabio
Scusa se m'intrometto nel tuo spazio, forse ti sembrerò eccessivamente polemica, verbosa, puntigliosa, ma i blog servono a confrontarsi, no? Ti chiedo pertanto la pazienza di leggermi e di rispondermi, ringraziandoti in anticipo.
Naturalmente rispetto i tuoi gusti e le tue idee, anche quella secondo cui la Tatangelo sarebbe meglio di Cristicchi, pur se a quest'affermazione già comincio a sentire "le voci" come Giovanna D'Arco. Ma ok, si può anche preferire "La bella Gigogin" alla Quinta di Beethoven, purché non si pretenda di classificare la prima tra i capolavori della musica.
Anna Tatangelo è dunque una persona che ha diritto di cantare, come altri. Anch'io trovo esagerati, non certi toni che invece giustifico, come cercherò di spiegare più sotto, ma quest'attenzione verso un brano banalissimo e sciapo, buono giusto per essere canticchiato sotto la doccia.
Tuttavia il mondo non è fatto solo di canzoni, ma anche di canzonette. Guai se non ci fossero. E' la tua analisi a lasciarmi disorientata.
Innanzi tutto, Tatalessio non ha cantato "una storia gay", ma ha semplicemente descritto - diciamo così - una tipologia di gay. Che, certo, esiste: ne ho conosciuti moltissimi anch'io, truccati e lacrimosi, trent'anni fa, quando la drudina di Gigi non era ancora nata e gli unici "locali" omosex erano le fratte. Mi piacevano moltissimo quei gay, pur se io, già allora, non avrei mai pensato di coccolarmeli come teneri orsacchiotti, li ho sempre trattati alla pari. Qualche simpatica checca si trova ancor oggi, ma del resto si trovano pure gli italiani pizza & mandolino descritti da Toto Cutugno, le mamme che imbiancano e si sacrificano (sempre Cutugno), gli sposini amorecuore (Al Bano pre-Lecciso), ecc. ecc. Non è che questa realtà non esista e non se ne possa parlare. Dipende però da come se ne parla. Altrimenti si scivola nella banalità, nello stereotipo, nel luogo comune. Sinceramente: ritieni il brano della Tatangelo immune da questo rischio?
Ma poi tu scrivi: Arriverà qualcun altro (o è già arrivato, penso a "Omosessualità" di Elio o a un paio di canzoni di Tiziano Ferro) che canterà l'amore gay in qualche altro modo, e allora mi disoriento completamente. "Arriverà"? Elio? Ferro????
Premetto che stimo moltissimo Elio, assai meno Tiziano Ferro, ma questo non conta. D'accordo che sei molto giovane, benché non giovanissimo (non un quindicenne, intendo), e allora ti chiedo: davvero non sei riuscito a racimolare, nell'intero panorama musicale italiano, altri esempi di "storie gay" che non siano quelle succitate?
E potrei anche sorvolare sulla - pur poco giustificabile - dimenticanza, e forse misconoscenza, della superba "Andrea" di De André (ripeto: De André), o su alcuni pezzi del primo Dalla, Nannini, anche su "Gino e l'Alfetta" del bravo Silvestri, perché comunque si tratta di episodi, per dir così, isolati nella carriera di questi grandi autori. Lo scorso anno Ivano Fossati ha dedicato a un gay uno stupendo brano, delicatissimo ed "empatetico", a riprova che di "amori gay in modo diverso" ne hanno parlato parecchie persone. Ma, anche in questo caso, potresti obiettare che si tratta di brani, in un certo senso, "di nicchia" (non mi sembra però che "Omosessualità" o alcuni non-hit di Ferro siano divenuti tormentoni, giusto?).
Ma c'è stato, c'è ancora, un artista, quest'ultimo niente affatto di nicchia bensì molto popolare, e unico in Italia, che ha parlato di amori gay non solo in modo diverso, ma anche in netto anticipo, quando insomma, a differenza di oggi, non faceva "cool", e anzi poteva seriamente compromettere una carriera (la sua, in effetti, ha subìto un "rallentamento" per colpa della censura di almeno otto anni): Renato Zero. Quest'uomo ha cominciato a parlare di "amori gay" fin dal 1973 - mi limito, per ovvi motivi, alla sola discografia ufficiale -, anche se il primo brano più compiutamente tale ("Tu che sei mio fratello") è dell'anno successivo. Da allora le "canzoni gay" si sono susseguite, specie nella sua prima fase - ma l'ultimo pezzo in questo senso risale al 2003, non al Paleolitico, e il titolo era quanto mai indicativo: "L'altra sponda", forse come contrappunto a un vecchio pezzo del 1980, "Onda gay". Ad ogni modo, pure nei motivi all'apparenza più ironici e svagati (penso a "Triangolo", a "Sbattiamoci") arrivava un messaggio scanzonato e libertario, con quella giusta leggerezza che li ha resi dei classici anche per chi non li ha compresi del tutto, come ha rilevato anche la sua amica e fan Vladimir Luxuria. E comunque, solo col suo modo di presentarsi in scena Renato è stato per moltissimo tempo proprio il rappresentante di quei "gay truccati" che adesso tu sembri rimpiangere tanto e di cui ringrazi Tatangelo per avercene ricordata l'esistenza.
E allora, torno a domandarti: perché l'hai ignorato?
La risposta, in verità, posso immaginarla, ma vorrei sentirla da te; e prima di chiudere la concione :) torno a bomba alla canzoncina sanremese.
Sbagliato il livore verso la Tatalessia, scrivi. Probabilmente hai ragione (ma io ho letto pure elogi sperticati...), ma sarebbe pure comprensibile dopo la scomposta reazione della stessa su Queerblog, la sciagurata intervista da lei rilasciata a "Repubblica" e soprattutto il passato artistico-personale suo e del suo mentore Gigi (il quale in diverse interviste dichiarò che "Anna ha un amico gay che non è né uomo, né donna, una persona a metà", e partendo da questi presupposti sì, riconosco che nel testo ha fatto un passo avanti). Tanto più che nei confronti di Renato hanno fatto ben peggio, e per motivi assai meno gravi: Fabrizio Marrazzo ha diffuso sue dichiarazioni artatamente DISTORTE scatenandogli contro una guerra durata oltre un anno, corredata da classifiche sull'anti-icona gay, video in cui lo si affiancava ai nazifascisti - con sottofondo di "Faccetta nera" -, boicottaggio delle sue canzoni in locali gay, insulti da denuncia a tutti i fans indiscriminatamente, tapiri d'oro, d'argento e di platino, e tutto per cosa? Per parole NON PRONUNCIATE e con uno scopo nemmeno tanto recondito, non che ignobile: ottenere da lui una confessione, e farsi dire con chi tromba.
L'avesse fatto, si può starne certi, ora sarebbe un idolo per loro, anche se fosse tesserato a Forza Nuova. Del resto era (ed è) solo quello il loro interesse, del suo ultratrentennale percorso artistico se ne sono sempre strafregati e con ogni probabilità non lo conoscono neanche.
Tatangelo, che esegue canzoni sceme ma che scema non lo è affatto, ha fiutato l'aria, si trova nel giro giusto - sul berlusconiano "Sorrisi" già prima del Festival si poteva trovare il concorso "Vinci Anna" -, le mancava giusto quel tocco di pruderia, di finta provocatorietà, e adesso l'ha trovato. Sulla pelle dei gay. Il disco venderà. Ma in ogni caso ha già fatto centro, ottenendo che se ne parlasse molto, mentre proprio a Sanremo 2008 è stata presentata un'altra storia omosex, anzi lesbo, e sicuramente molto più onesta, tra i giovani: quella di Valeria Vaglio. Ma non se n'è accorto nessuno, nemmeno tu.
Non sono e non pretendo di essere un critico, non ho una conoscenza enciclopedica della musica pop italiana degli ultimi 40 anni, le mie erano solo impressioni a caldo attorno a una polemica.
ti dirò di più: non ho visto il Festival e ho sentito la canzone di Tatangelo solo perché sulla blogosfera è scoppiato un pandemonio.
quando ho citato Elio e Tiziano Ferro (non parlo di canzoni B-side, ma di alcuni dei suoi singoli più trasmessi da ascoltare con attenzione) ho solo scritto i primi due che mi venivano in mente, senza pretese di esaustività né di classifica. aggiungo - vergogna su di me - che non conosco Andrea di De André per motivi anagrafici ma sono certo che abbia un testo splendido. Quanto a Renato Zero, non possiedo nessun disco suo e quindi non mi va di parlare di qualcuno che non conosco.
Cmq secondo me tu sbagli quando dici che Tatangelo ha parlato di una "tipologia gay". allora tutti i testi su etero descrivono tipologie etero?
A me pare una storia scritta e cantata secondo lo stile dell'autore e della interprete, né più né meno.
che poi parli di una persona omosessuale, senza davvero pregiudizi ma con un po' di ingenuità, non mi sembra negativo.
tutto qui
Il punto è un
Riguardo alla "tipologia", credo che stiamo dicendo la stessa cosa con termini diversi. Nel tuo post hai scritto di non riconoscerti nel gay della Tatangelo, aggiungendo subito dopo che "nemmeno tanti etero s'immedesimano nei brani sanremesi" (e in altri). Pienamente d'accordo. Io poi, in verità, pur essendo eterosessuale mi son sempre sentita più vicina ad autori gay che non a tanti brani (anche validi) che hanno fatto sognare miriadi di ragazze. Solo che tu hai affermato che la canzoncina della Tatangelo racconta una "storia gay", mentre invece parla di questo suo amico che si trucca, che piange per l'introvabile amore e per le angherie degli etero cattivoni, che siamo tutti figli del buon Dio (glielo raccontasse a Ratzinger, magari): ma non p. es. di due ragazzi che stanno insieme, ecc. Questa per me è la "storia gay", come lo erano le succitate "Andrea" - dove Fabrizio tratteggiava l'amore di un giovane per un soldato morto in guerra - o "Tu che sei mio fratello " - e qui è toccato a Renato descrivere (in prima persona) l'amore per un amico anch'egli morente, ma più presumibilmente per droga -. Oddio, come si vede nemmeno questi due brani sono allegrissimi, altri risultano un po' meno tragici, ma in ogni caso il paragone con la Tatangelo non è nemmeno pensabile. Volevo comunque dire che "Il mio amico" parla di un omosessuale, non di una storia omosessuale.
Sempre sulla "tipologia": so che il vocabolo ha un vago sentore "positivistico". Ma poiché avevi parlato di gay effeminati, ho riconosciuto che certo, esistono anche questi... tipi. ;)
Da ultimo: quello che mi ha infastidito, in Anna Tatangelo e nel suo pigmalione, non è certo l'ingenuità, che al contrario mi suscita da sempre simpatia, ma la malafede. Poi chissà quanti altri sfruttano un tema serio per farci una canzone di successo, ma adesso si stava parlando di questo. Ti ringrazio per la risposta e spero ci rincontreremo, anche sul mio blog, perché no? Ciao