Danza e maschi, affrontiamo il tabù

La storia di Andrea, il ragazzo torinese picchiato e azzoppato da due compagni di scuola perché vuole fare il ballerino, è sintomatica di un clima generale del paese. Lo stesso clima che ha portato all'incendio del bar lesbo-gay Coming out a Roma.

Una ballerina, che ha una delle più importanti scuole di danza, è arrivata al punto di consigliare ai suoi allievi il silenzio sulle proprie passioni: meglio tacere e non dire che si ama volteggiare sul palco, per evitare lo stigma sociale e le aggressioni. Ma il punto non è questo.

Non è neppure sfatare l'equazione (in parte confermata, ma comunque arbitraria) danza=omosessualità. Il punto è (e dovrebbe esserlo per tutte le forze sane di questa disastrata società) estirpare lo stigma sociale dell'omosessualità, che nasce dalla superiorità del maschile sul femminile. Il ragazzino di Torino massacrato di botte viene punito dai suoi simili non tanto e non solo perché potrebbe essere gay, ma perché "tradisce" il genere maschile (dal loro punto di vista distorto) per fare qualcosa di femminile o di associato al femminile.

È come se simbolicamente il ballerino accettasse la parte femminile di sé (sia o non sia poi effettivamente gay), mentre il bullo deve ribadire il proprio lato maschile anche con la violenza. Perché nella sua breve vita ha imparato che il maschile è solo quello: violenza, sopraffazione, forza. Una maschilità ancora machista e fallica, di sopruso e imposizione. E a farne le spese sono sempre i devianti e gli eretici: donne e gay.

Riusciremo a cambiare le cose?

Comments

Anonymous said…
No, non ci riusciremo. Non fin tanto che avremo una cultura machista, del maschio "che ha da puzza'", ignorante e zotico (ala Costantino, per intenderci)

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