Anche noi avremo il matrimonio gay da una Corte?
Forse siamo davanti a un momento storico per la comunità lgbt italiana. Non è ancora detto che sia così, ma ci sono tutte le precondizioni per ottenere anche noi, come minoranza omosessuale, una sentenza della Corte Costituzionale a proposito del divieto di matrimonio per le coppie dello stesso sesso.
C'è un giudice a Venezia, anzi ce ne sono tre: il presidente Maurizio Gionfrida, il giudice Roberta Marchiori e il giudice relatore Antonella Guerra, che hanno accolto come "rilevante e non manifestamente infondata" la questione di legittimità costituzionale sollevata dall'avvocato Bilotta, delle Rete Lenford, per conto di una coppia gay di Venezia.
I due uomini avevano chiesto al Comune le pubblicazioni del loro matrimonio, ma avevano ottenuto un diniego per cause di ordine pubblico. In pratica il Tribunale ritiene che allo stato attuale la legge italiana non consenta, implicitamente, il matrimonio fra persone dello stesso sesso; ma che questo divieto potrebbe essere in contrasto con la Costituzione, in particolare gli articoli 2, 3, 29 e 117.
Il Tribunale quindi chiede alla Consulta di esprimersi. Se i giudici costituzionali lo riterranno opportuno potranno quindi decidere nel merito. Vale la pena, però, leggere intanto alcuni passaggi fondamentali di questa ordinanza veneziana, datata 4 aprile:
Da ultimo - e qui il richiamo all'articolo 117 - ci sono i trattati e i documenti internazionali, che spingono l'Italia a riconoscere i diritti delle persone gay e lesbiche, proprio in tema di matrimonio. Vedremo se la Corte Costituzionale avrà abbastanza coraggio da intervenire sul serio e nel rispetto della Carta.
C'è un giudice a Venezia, anzi ce ne sono tre: il presidente Maurizio Gionfrida, il giudice Roberta Marchiori e il giudice relatore Antonella Guerra, che hanno accolto come "rilevante e non manifestamente infondata" la questione di legittimità costituzionale sollevata dall'avvocato Bilotta, delle Rete Lenford, per conto di una coppia gay di Venezia.
I due uomini avevano chiesto al Comune le pubblicazioni del loro matrimonio, ma avevano ottenuto un diniego per cause di ordine pubblico. In pratica il Tribunale ritiene che allo stato attuale la legge italiana non consenta, implicitamente, il matrimonio fra persone dello stesso sesso; ma che questo divieto potrebbe essere in contrasto con la Costituzione, in particolare gli articoli 2, 3, 29 e 117.
Il Tribunale quindi chiede alla Consulta di esprimersi. Se i giudici costituzionali lo riterranno opportuno potranno quindi decidere nel merito. Vale la pena, però, leggere intanto alcuni passaggi fondamentali di questa ordinanza veneziana, datata 4 aprile:
il diritto di sposarsi configura un diritto fondamentale della persona, riconosciuto sia a livello sovranazionale sia dall’art 2 della Costituzione.Poi c'è la confutazione degli argomenti contrari al matrimonio gay:
…
La libertà di sposarsi (o di non sposarsi) e di scegliere il coniuge autonomamente riguarda la sfera dell’autonomia e dell’individualità ed è quindi una scelta sulla quale lo Stato non può interferire, a meno che non vi siano interessi prevalenti incompatibili: ora, nell’ipotesi in cui una persona intenda contrarre matrimonio con altra persona dello stesso sesso il Tribunale non individua alcun pericolo di lesione ad interessi pubblici o privati di rilevanza costituzionale, quali potrebbero essere la sicurezza o la salute pubblica.
D'altro canto, le opinioni contrarie al riconoscimento alla libertà matrimoniale tra persone dello stesso sesso, fatte proprie dall'Avvocatura dello Stato resistente, per giustificare la disparità di trattamento invocano ragioni etiche, legate alla tradizione o alla natura. Si deve tuttavia obiettare che tali argomenti non sono idonei a soddisfare il rigore argomentativo richiesto dal giudizio di legittimità, non solo perché, come si è già messo in luce, i costumi familiari si sono radicalmente trasformati, ma soprattutto perché si tratta di tesi alquanto pericolose quando si discute di diritti fondamentali, posto che l'etica e la natura sono state troppo spesso utilizzate per difendere gravi discriminazioni poi riconosciute illegittime; si pensi alla disuguaglianza dei coniugi nel diritto matrimoniale italiano preriforma e al divieto delle donne di svolgere alcune professioni, entrambi fondati sulla convinzione che le donne fossero naturalmente più deboli; ancora, nell'esperienza anche attuale di altri Paesi, vanno ricordati il divieto di contrarre matrimoni interrazziali o interreligiosi e la punizione di atti sessuali tra omosessuali anche se privati, giustificati con la contrarietà all'etica, alla tradizione o addirittura alla religione.I giudici poi spiegano dottamente come l'articolo 29, quando parla di "società naturale fondata sul matrimonio" non solo non si riferisce alla tradizione, ma anzi spinge lo stato a riconoscere le formazioni in cui si realizza la natura umana, compresa quella delle persone omosessuali, che non possono essere discriminate, se si vogliono rispettare gli artt. 2 e 3 della Costituzione.
Da ultimo - e qui il richiamo all'articolo 117 - ci sono i trattati e i documenti internazionali, che spingono l'Italia a riconoscere i diritti delle persone gay e lesbiche, proprio in tema di matrimonio. Vedremo se la Corte Costituzionale avrà abbastanza coraggio da intervenire sul serio e nel rispetto della Carta.
Comments
Fabio
e che pensi che abbiano paura a provarci?
Fabio
Non riuscirete a rovinare anche l'italia.
L'italia è un paese cattolico. Se non vi sta bene non offendete la nostra storia ma sparite, andatevene, e se proprio volete restare mantenete le perversioni nel privato.
Gli altri non devono essere costretti a vedere la vostra AMORALITA'!
Che Dio possa avere pietà di voi perchè non so se noi italiani riusciremo ad averne!