La fine del Concordato

Gli ultimi interventi della Chiesa cattolica italiana in tema di diritti per le coppie conviventi, in particolare quelle dello stesso sesso, sono arrivati ormai al punto da mettere in pericolo i Patti Lateranensi (ancora in vigore, vi ricordo) e il Concordato che di quei patti è elemento centrale.

Attenzione: non tanto le parole, ribadite e amplificate, del Santo Padre dal balcone di piazza San Pietro e da ogni occasione utile, ogni discorso ufficiale. Ciò che spaventa e preoccupa - e da un certo punto di vista dà il segno della disperazione e della voglia di estremismo di questa chiesa - è l'intervento del cardinale Ruini e la preannunciata Nota della Cei.

Non è difficile immaginare che la Nota "meditata, ufficiale, impegnativa" imporrà ai cattolici COME votare in Parlamento di fronte al disegno di legge sui Dico. Pena, probabilmente, una sorta di uscita dal popolo dei fedeli.

Come definire questo atto se non la violazione, ennesima ma evidente e plateale, del Concordato? La Cei infatti non è il Vaticano - uno stato straniero - o il Papa - un capo di stato. la Cei è la chiesa italiana, quella chiamata a obbedire ai Patti che essa stessa ha siglato, ottenendone in cambio privilegi (matrimonio concordatario, esenzione del servizio militare per i sacerdoti) e prebende (8 per mille, insegnanti di religione pagati dallo stato).

Chissà, forse questo atto finale, l'arma "fine di mondo" di Ruini, segnerà con evidenza la scelta di campo della chiesa e la sua natura, ormai, di minoranza tra le minoranze. Costretta a imporre con la legge e con l'opera di lobby ciò che non riesce a inculcare con la dottrina.

Comments

Anonymous said…
Ma non perda tempo, Runi: quella Nota c'è già...

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