Depenalizzare l'omosessualità non c'entra nulla con i matrimoni

C'è un equivoco, alimentato ad arte dalla chiesa cattolica e dai suoi corifei consapevoli o inconsapevoli: Buttiglione, Eugenia Roccella, Luca Volontè, Maurizio Lupi. La proposta europea all'Onu per depenalizzare universalmente l'omosessualità riguarda unicamente i diritti umani e la difesa dell'incolumità e della vita delle persone omosessuali.
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Non c'è quindi nessun riferimento al diritto al matrimonio o alle unioni civili o ad altre richieste della comunità lgbt: tutte cose di cui parla pretestuosamente monsignor Migliore a nome del Vaticano per motivare il No della Santa Sede alla proposta dell'Ue che la Francia presenterà il 10 dicembre alle Nazioni Unite.

Ma allora di che cosa stiamo parlando? O meglio, di che parlano tutti quelli (pochi, in verità) che si ostinano a difendere l'indifendibile, cioè la posizione della chiesa cattolica di Roma? O sono ignoranti e non si sono neppure preoccupati di leggere il testo o sono in mala fede: in entrambi i casi non sono affidabili.

Sul mio Facebook sto raccogliendo adesioni alla depenalizzazione: se avete un profilo Facebook potete aderire anche voi. Qui di seguito gli articoli più significativi della proposta:

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4. Siamo profondamente preoccupati per le violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali basate sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere;
5. Siamo anche preoccupati che le persone di tutti i paesi del mondo siano oggetto di violenze, persecuzioni, discriminazioni, esclusioni, stigmatizzationi e pregiudizi a causa del loro orientamento sessuale o della loro identità di genere e che queste pratiche minino la loro integrità e dignità;
6. Condanniamo tutte le violazioni dei diritti umani basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere ovunque avvengano ed in particolare la loro penalizzazione attraverso la pena di morte, le esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie, la pratica della tortura, altre pene o trattamenti crudeli, inumani e degradanti, l’arresto o la detenzione arbitrarie e la privazione dei diritti economici, sociali e culturali, compreso il diritto alla salute;
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8. Accogliamo con favore l’attenzione conferita attraverso speciali procedure a questi temi dal Consiglio dei Diritti Umani e dai soggetti del trattato e li incoraggiamo a continuare a considerare, nell’esercizio dei loro mandati, le violazioni dei diritti umani basate sull’orientamento sessuale;
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10. Richiamiamo tutti gli stati e i maggiori organismi per la protezione dei diritti umani ad impegnarsi a promuovere e proteggere i diritti umani di tutte le persone, indipendentemente dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere;
11. Esortiamo gli Stati a prendere tutte le misure necessarie, in particolare legislative o amministrative, per assicurare che l’orientamento sessuale o l’identità di genere non possano essere, in nessuna circostanza, la base per l’attuazione di pene criminali, in particolare di esecuzioni, arresti o detenzioni;
12. Esortiamo gli Stati ad assicurare che le violazioni dei diritti umani legate all’ orientamento sessuale o all’identità di genere siano investigate e che gli autori siano perseguiti e tenuti a renderne conto in termini giudiziari;
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