Don't ask, don't tell: la morte abbatte anche l'ipocrisia

Ci voleva davvero una morte - oltre a tanti feriti, mutilati e invalidi - per capire l'inutilità di una regola come quella dell'esercito americano che chiede ai suoi soldati di "Non chiedere, non raccontare" nulla sulla propria omosessualità? In caso contrario, è la norma, si viene espulsi dal proprio corpo di appartenenza, sia la marina, sia l'aviazione o l'esercito.

Contro questa ipocrisia trionfante arriva la storia del maggiore Alan G Rogers, caduto in Iraq e sepolto negli Stati Uniti con grandi onori, come "eroe americano": gli è stato riconoscito anche il "Cuore purpureo", una decorazione concessa ai soldati colpiti in azione. Qualcuno però - dall'esercito fino ad alcuni quotidiani - si è dimenticato il piccolo particolare che Rogers era gay e non faceva nulla per nasconderlo nella vita quotidiana. Certo: nell'esercito nessuno glielo aveva domandato e lui aveva fatto a meno di raccontarlo.

Ma da qui a tacere la realtà dei fatti ce ne corre. Adesso quindi le associazioni per di diritti civili lgbt hanno aperto una battaglia per l'eredità morale del maggiore Rogers, che ha trascorso 18 dei suoi 40 anni nell'esercito. La speranza è che serva a riaprire una volta per tutte la discussione sul "Don't ask, don't tell" e possa aiutare a cancellare questo divieto medievale.

Comments

EagleIt said…
era ora che riprendessi a scrivere :)
Fabio
aelred said…
tesoro, ti ringrazio.
ma ero via per volontariato (!) e nel frattempo anche la mia vita si è stravolta (un po')
EagleIt said…
beh l'importante è che sei tornato e ancora vivo ;)

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