Dal "sì, ma anche" ai nazisti per Veltroni

Vi ricordate la battuta che circolava a Roma quando Veltroni si ricandidò per il Campidoglio sostenuto persino dall'Opus dei e dai centri sociali? «Sì, vabbé, mo’ fermiamoci però, che se no arrivano pure i nazisti per Veltroni».

Ecco, siamo proprio su quella strada con l'assemblea costituente del Pd veltroniano. Fra i candidati del Partito democratico ci saranno l'operaio sopravvissuto della Thyssen di Torino e - come capolista al Nord - l'imprenditore Matteo Colaninno. In coalizione ci sono i giustizialisti di Di Pietro, ma non i socialisti o i radicali. I quali, se vogliono candidarsi con il Pd, devono entrare nelle liste comunii.

Perché? Ma perché così - visto che non c'è il voto al singolo candidato - non si potrà valutare il peso delle singole componenti e una Bonino, con tutti i suoi sostenitori, varrà come una Binetti che porta solo il proprio voto, più l'imprimatur di Ruini.

Il programma del Pd? Copiato da Berlusconi: meno tasse per tutti, lotta ai pedofili (una vera emergenza nazionale) e missioni di pace (con morti) all'estero. I diritti civili? Non pervenuti: non se ne parla e non se ne farà nulla. Solo sull'aborto, Veltroni difende la legge 194 (ma solo perché c'è già e non si deve votare, quindi conservatorismo puro), ma chiede che le "questioni etiche" non entrino in campagna elettorale. In fondo, perché parlare dei temi importanti per tutti?

Ovviamente di gay, lesbiche, trans e diritti civili non si fa neppure menzione. Grazie, Veltroni.

Comments

Anonymous said…
L'unico problema che si pone ora, davvero, è determinare per chi votare. Boh...

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