In memoria di Ormando evitiamo il suo errore

Oggi 13 gennaio 2008 ricorre il decimo anniversario dal gesto estremo di Alfredo Ormando, che il 13 gennaio del 1998 si diede fuoco in piazza San Pietro per protestare contro i continui interventi della chiesa cattolica, che demonizza l'omosessualità e impedisce ai gay di vivere in modo sereno. Pochi giorni dopo Ormando sarebbe morto in ospedale, mentre le prime bugie delle gerarchie vaticane (che evitavano di rivelare le lettere che Ormando portava addosso) venivano spazzate via dagli scritti di Ormando inviati all'Ansa.

Nel ricordo e nella memoria che dobbiamo sempre conservare di Alfredo Ormando - Ian Palach italiano - sarebbe bene che noi comprendessimo anche il suo errore ed evitassimo di ripeterlo. Non è, non può essere, interlocutore delle persone omosessuali la chiesa cattolica. Essa, prima o poi, si renderà conto del suo grave errore e fra qualche centinaia di anni, se esisterà ancora, chiederà perdono per aver perseguitato gay e lesbiche. Ciò, però, non ci riguarda.

I diritti civili di noi persone omosessuali, invece, dobbiamo chiederli, anzi esigerli e pretenderli dalla società, dallo stato in cui viviamo e di cui facciamo parte. È l'autorità politica - come spiegava Dante nel suo Monarchia - la responsabile del benessere dei cittadini finché vivono nel mondo. Ed essa, non la chiesa, deve rispondere alle giuste richieste delle minoranze. È il Parlamento, il municipio, il tribunale il luogo davanti a cui dobbiamo accendere la nostra protesta. Lì dobbiamo far sentire la nostra voce e rivendicare, Costituzione alla mano, i nostri diritti. Cercando, in questo modo, di restituire un po' di senso anche al martirio di Alfredo Ormando.

Comments

F said…
Hai pienamente ragione. E continuo a pensare che il grosso della battaglia si perde o si vince cambiando, ognuno di noi, il nostro piccolo microcosmo circostante. Facendo coming out, aprendo gli occhi degli ignoranti.. microcosmo + microcosmo alla fine cambia la società e i diritti arrivano..

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