Australia: addio John Howard premier anti-gay

Bye bye, mister Howard. Dopo 11 anni, e diverse tornate elettorali, gli australiani hanno finalmente mandato a casa il primo ministro conservatore John Howard, a capo del governo con una coalizione di liberali (destra) e nazionalisti. È stato un trionfo per i laburisti di Kevin Rudd, che hanno conquistato oltre metà dei seggi alla Camera, e una debacle clamorosa per Howard, che ha perso anche il proprio seggio in Parlamento. Era dagli anni Venti del Novecento che un premier in carica non veniva estromesso in modo così brutale.

Finisce così l'era dell'Australia alleata di Bush, del governo australiano che manda truppe in Iraq al fianco di quelle americane e del no al Protocollo di Kyoto. L'Australia era l'unico dei grandi paesi industralizzati a seguire Bush nelle sue campagne internazionali: ora la musica cambierà, visto che la maggioranza del paese è contraria alla guerra e vuole un maggior impegno sul fronte ecologista. Lo dimostra anche la buona affermazione dei verdi.

Ma finisce, soprattutto, l'era della netta discriminazione dei gay e delle lesbiche, anche se è difficile aspettarsi cambiamenti rivoluzionari. Sotto il governo Howard, comunque, l'Australia ha introdotto - unico paese occidentale - un divieto esplicito di matrimonio tra persone dello stesso sesso, attraverso una legge federale. Il problema è che la votarono anche i laburisti.

Howard però fece di peggio. Bloccò, da Canberra, anche le leggi dei singoli stati che volevano introdurre forme di registrazione o di unioni civili per le coppie gay. Nel programma dei laburisti - guidati da un cristiano praticante, Rudd - c'è invece l'introduzione di una partnership registrata per le coppie dello stesso sesso, qualcosa del genere unioni civili.

Una soluzione che non piace alle associazioni lgbt, che viola l'uguaglianza fra i cittadini; ma comunque un passo in avanti dopo 11 anni di oscurantismo. Ciao ciao John, buona pensione.

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