Cambiare la 194: sì con la contraccezione

Davvero, non si può stare via una settimana che l'Italia si trova stravolta. In soli sette giorni è scoppiata la querelle (stucchevole) dei lavavetri e si è riaperta una volta di più la questione di "modificare" la legge 194, quella che legalizzò trenta anni fa l'interruzione volontaria di gravidanza. Come tutti saprete un referendum popolare, nel 1981, sancì la volontà degli italiana di mantenere la legge così com'era: allora, però, vinsero i No a valanga, non vinse l'astensione come sul caso della fecondazione assistita.

Comunque, il capo del governo-ombra, il cardinale Ruini, è uscito allo scoperto e ha spiegato che la legge "non può essere abrogata, ma va almeno migliorata". Ora, come sempre non si capisce bene a che titolo il porporato detti l'agenda del Parlamento italiano - senza essersi presentato neppure a un'elezione circoscrizionale - e per quale motivo da un lato questi signori in gonnella vogliono impedire la nascita di più bambini limitando il ricorso alla fecondazione assistita e dall'altro si impuntino per costringere ogni donna che rimane incinta a portare a termine la gravidanza. Contraddizioni.

Un modo per migliorare sicuramente la legge c'è e mette d'accordo (almeno dovrebbe) tutti: l'unico sistema per ridurre al minimo gli aborti - che nessuno auspica - è diffondere la cultura della contraccezione e fare in modo che tutte, o quasi, le gravidanze siano desiderate e scelte, non subite. L'unica strada per ottenere questo risultato è insegnare alle ragazze e alle donne e ai ragazzi e agli uomini l'educazione sessuale e promuovere la contraccezione, unico antidoto agli aborti.

Del resto, come leggevo qualche giorno fa da Malvino, la 194 recita: “Linterruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite” (art. 1).

Ora, visto che l'aborto non è - e non potrebbe essere mai - un mezzo per il controllo delle nascite, beh occupiamoci di questo mezzo che è la contraccezione. E siano Stato, regioni ed enti locali a farsene carico. Del controllo delle nascite.

Comments

Unknown said…
Ma cosa picchio ne sa di aborto e contraccezione un signore maschio che fa voto di castità e non vede una topa dal 1870?

Magari non è un gran argomento, ma ci stava bene uguale :-P
Anonymous said…
Controllo delle nascite
Controllo delle morti

Nel mezzo il diritto ad amare chi si vuole come si vuole quando si vuole.

Bello.
Anonymous said…
Presupposto della religione è il dolore 'terreno' per superare il quale l'uomo si affida all'ultraterreno.
Il cattolicesimo ne fa addirittura una necessità: più soffri sulla terra più sarai ricompensato in cielo.
Il dolore di non avere il figlio che si desidera, il dolore di avere un figlio 'anormale', il dolore di avere un figlio non voluto: ci vedi ancora contraddizioni nelle posizioni apparentemente opposte della chiesa ?
Anonymous said…
ma secondo te esprimere un'opinione è "dettare l'agenda alla politica? in un contesto per niente ufficiale tra l'altro (un colloquio con degli studenti); e non più come presidente della Cei, ma come semplice sacerdote e, fino a prova contraria, cittadino italiano.
Anonymous said…
Ma scherzi? Quale controllo delle nascite, così si rischierebbe che - orrore! - alcune donne decidano di non fare figli, o di lasciare il loro sacrosanto posto al focolare per intraprendere una carriera lavorativa. Oppure decidere il momento migliore per avere dei figli e crescerli serenamente, invece di restare incinte a 16 anni al primo rapporto completo.
Tutto ciò sarebbe contro natura!

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