Laici senza rappresentanza

La democrazia è in pericolo quando fasce sempre più ampie della popolazione non hanno e non trovano rappresentanza politica. In pratica quando nessuno in Parlamento e nelle altre istituzioni si fa carico di alcune questioni, perché sono scomode o perché ci sono motivi, validi o meno, per eluderle.

In questo momento, in Italia, succede con la laicità dello stato e in particolare con i diritti delle persone omosessuali. Non solo questi diritti sono conculcati, negati e rifiutati, ma quando qualcuno solleva la questione e chiede di discuterne, ecco che le forze politiche - persino quelle sedicenti di sinistra - cercano di ridimensionare, mettere a tacere, tranquillizzare.

e poi di fatto si allineano ai diktat delle gerarchie ecclesiastiche. Vi ricordate le parole del cardinale Ruini allora presidente della Cei? Per le coppie di fatto, al più, sono ammissibili modifiche al codice civile.

E che cosa propone adesso il segretario del moribondo partito della sinistra italiana? Modifiche al codice civile. Tout si tient.

E allora, chi non ha rappresentanza politica che cosa deve fare per esistere?

Comments

Unknown said…
Estero?

Oppure un omicidio politico. Ma poi ti auguro l'estero...
Fabio said…
L'estero non sarebbe male davvero.
Ma se non si può espatriare, un qualche bel ed incisivo tipo di sciopero? Si può scioperare per un diritto negato? La lega promuoveva lo sciopero fiscale perchè nessuno voleva parlare di federalismo... Possiamo fare lo stesso per i diritti delle coppie di fatto anzi, per le coppie omosessuali?
restodelmondo said…
I neri dell'Alabama negli anni '60 non avevano rappresentanza politica, visto che veniva di fatto impedito loro di votare: lo sciopero dei mezzi ha funzionato.

Però erano in proporzione molti di più di quanti siano i gay in Italia. E ovviamente non puoi fare finta di non essere nero (tranne che nei film di Douglas Sirk).

Anche se poi, diamine, un bello sciopero dei gay - "io non lavoro un giorno per farvi vedere che sono importante"... O anche uno sciopero fiscale - anche se penso sia più problematico.

E anche l'emigrazione può essere una forma di protesta: porto le mie doti in un Paese che mi riconosce diritti.
Anonymous said…
ottima idea quella dello sciopero, anche perché poi in Italia la percentuale di omosessuali -almeno temporanei- salirebbe al 78%
Anonymous said…
Questo è il principale problema politico che avverto anche io attualmente, sia collettivamente sia personalmente (stando così le cose mi chiedo: che cazzo voto alle prossime elezioni?! - qualcosa troverò, ma se fino ad ora potevo dire di votare qualcosa con convinzione e non turandomi il naso, in futuro dovrò votarmi pure io a questa italica pratica...).

Buffo (e triste) che fino alla fine del precedente governo ci si prospettava l'espatrio in caso l'allora primo ministro avesse vinto di nuovo le elezioni; non le ha vinte, eppure siamo ancora qui a parlare di espatrio.

Dall'Italia non c'è scampo.
Anonymous said…
"siamo ancora qui a parlare di espatrio"

Buffo e triste che non si possa parlare di patria.

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