Il mio errore sul caso di Brescia

L'altro giorno, parlando del caso delle due ragazze lesbiche aggredite e minacciate in provincia di Brescia, avevo criticato il comportamento di una delle due vittime.
D.G. aveva preferito non diffondere il proprio nome sui mezzi di comunicazione e, secondo il Corriere, rivendicava la sua non militanza politica; un particolare che mi sembrava indice di una certa omofobia.

Ecco: mi sbagliavo. Persone che conoscono bene D.G. me lo hanno segnalato, lei è intervenuta sull'altro blog dove scrivo e io stesso, leggendo che la protagonista della storia si è presentata anche al Consiglio comunale il giorno della delibera sui Pacs, mi sono reso conto di aver preso una cantonata. Mi dispiace e me ne scuso.

Questa ragazza aveva solo cercato di spiegare che lei conduce una vita tranquilla e non troppo esposta e che, prima di ora, non era impegnata politicamente. Un po' poco in effetti, per concludere che si "vergogna" della sua condizione e preferisce tenerla nascosta. Semplicemente, è una persona discreta, ma non ha mai detto che "prende le distanze" dal Gay Pride o cose del genere.

Intanto, purtroppo, le due ragazze sono state vittima di un nuovo atto intimidatorio - un'altra svastica sull'auto - e l'Arcigay di Brescia sta preparando un appello da inviare al sindaco di Mazzano.

Ecco, è il caso di dare a loro due tutta la nostra solidarietà.

Comments

Unknown said…
Noi canadesi abbiamo gia' firmato. Ammettere un errore e' sempre un bel gesto.
Anonymous said…
Concordo con Sciltian. Inoltre organizziamo una manifestazione nazionale, il 25 novembre a Brescia.

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