Banfi e le lesbiche, via alle polemiche
È appena finito il film per la tv "Il padre delle spose", scritto e interpretato da Lino Banfi, e mi aspetto un diluvio di critiche, non sull'aspetto artistico dell'opera (quello sì, non eccelso), ma proprio sul tema.
Ecco: Banfi non ha trascurato niente! Neppure l'Arcigay sarebbe stata capace di produrre una sceneggiatura migliore, più onesta e più esplicita. Non sul sesso, ma sui sentimenti che uniscono due donne. E proprio questo indignerà i bacchettoni nostrani in servizio permanente effettivo.
Il padre del Sud che alla fine accoglie la figlia e la moglie della figlia; la vecchia zia bigotta che non capisce fino in fondo l'amore fra due donne, ma le accoglie per affetto; i problemi burocratici contrari alla pietà umana, per cui una donna non piò visitare in ospedale la moglie in fin divita sposata in Spagna, "perché in Italia la legge è diversa e quel matrimonio non vale niente"; persino il sacerdote che invita a non pensare ma a far valere la legge dell'amore.
Tutto ciò presentato da un volto familiare come quello di Lino Banfi. Erano anni che aspettavamo qualcosa del genere. Altro che "Mio figlio"! Qui c'è l'amore fra due donne, un amore omosessuale rivendicato e fiero di sé. Compresa una figlia naturale che vive, felice, con le due mamme. Che diranno domani i cardinali tonini?
Ecco: Banfi non ha trascurato niente! Neppure l'Arcigay sarebbe stata capace di produrre una sceneggiatura migliore, più onesta e più esplicita. Non sul sesso, ma sui sentimenti che uniscono due donne. E proprio questo indignerà i bacchettoni nostrani in servizio permanente effettivo.
Il padre del Sud che alla fine accoglie la figlia e la moglie della figlia; la vecchia zia bigotta che non capisce fino in fondo l'amore fra due donne, ma le accoglie per affetto; i problemi burocratici contrari alla pietà umana, per cui una donna non piò visitare in ospedale la moglie in fin divita sposata in Spagna, "perché in Italia la legge è diversa e quel matrimonio non vale niente"; persino il sacerdote che invita a non pensare ma a far valere la legge dell'amore.
Tutto ciò presentato da un volto familiare come quello di Lino Banfi. Erano anni che aspettavamo qualcosa del genere. Altro che "Mio figlio"! Qui c'è l'amore fra due donne, un amore omosessuale rivendicato e fiero di sé. Compresa una figlia naturale che vive, felice, con le due mamme. Che diranno domani i cardinali tonini?
Comments
Con "Mio figlio" è una bella lotta (forse era ancora peggiore come film, ma lì era un minimo più approfondito il personaggio del padre).
PS. nota la furbizia dei produttori: per evitare le polemiche prima della seconda parte e il rischio che fosse cassata, hanno prodotto una puntata unica, caso raro per i film tv di Raiuno (che ne hanno sempre almeno due). così ormai il dente è tolto!
dal punto di vista formale era proprio povero povero
girato davvero con due lire, anche l'audio era scombinato...
Un messaggio mille volte più cirstiano di mille discorsi intrisi di odio e pregiudizio pronunciati da un balcone di piazza San Pietro...
Per concludere vorrei solo sottolineare come ancora una volta siano le persone eterosessuali quelle da cui bisogna attendersi gesti utili che aprono una breccia nelle coscienze, visto che alcuni dei nostri "virtuali" rappresentanti sembra che facciano a gara per affossarci...
ciao ciao
Rimedio subito :)
Banfi e la figlia hanno recitato bene: lui faceva il Banfi delle commedie e la figlia, con la moglie, erano molto credibili.
Il contorno, Barcellona, la Puglia erano bozzetti infarciti di luoghi comuni.
però il messaggio era chiarissimo e, cosa ancor più importante, parlava la lingua di chi ha più pregiudizi verso gay e lesbiche