NO ALL'OMOFOBIA

Il Parlamento Europeo condanna l'omofobia e chiede a Commissione e stati membri di intervenire per eradicare questo crimine e combattere ogni discriminazione.
I parlamentari, riuniti a Strasburgo in sessione plenaria, hanno adottato una risoluzione che respinge l'omofobia, stigmatizza le violazioni - in particolare in Polonia, Lituania e Italia - e dà un'indicazione chiara alle istituzione europee e agli stati membri. I sì sono stati 468, 149 contrari e 41 le astensioni.

Oggi è un giorno storico, ma forse è meglio lasciare spazio al testo della risoluzione:

Il Parlamento europeo...

1. condanna con forza ogni discriminazione fondata sull'orientamento sessuale;
2. chiede agli Stati membri di assicurare che lesbiche, gay, bisessuali e transessuali siano protetti da discorsi omofobici intrisi d'odio e da atti di violenza e di garantire che i partner dello stesso sesso godano del rispetto, della dignità e della protezione riconosciuti al resto della società;
3. invita con insistenza gli Stati membri e la Commissione a condannare con fermezza i discorsi omofobici carichi di odio o le istigazioni all'odio e alla violenza e a garantire l'effettivo rispetto della libertà di manifestazione, garantita da tutte le convenzioni in materia di diritti umani;
4. chiede alla Commissione di far sì che la discriminazione basata sull'orientamento sessuale sia vietata in tutti i settori, completando il pacchetto antidiscriminazione fondato sull'articolo 13, mediante la proposta di nuove direttive o di un quadro generale che si estendano a tutti i motivi di discriminazione e a tutti i settori;
5. sollecita vivamente gli Stati membri e la Commissione a intensificare la lotta all'omofobia mediante un'azione pedagogica, ad esempio attraverso campagne contro l'omofobia condotte nelle scuole, le università e i mezzi d'informazione, e anche per via amministrativa, giudiziaria e legislativa;
6. reitera la sua posizione relativa all'Anno europeo delle pari opportunità per tutti (2007) secondo la quale la Commissione deve garantire che tutte le forme di discriminazione previste all'articolo 13 del trattato e all'articolo 2 della decisione che istituisce tale Anno europeo siano considerate e trattate in maniera equilibrata, come indicato nella relazione del Parlamento europeo sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'Anno europeo delle pari opportunità per tutti (2007) - Verso una società giusta, e ricorda alla Commissione la sua promessa di seguire da vicino questa materia e di riferire in merito al Parlamento;
7. esorta vivamente la Commissione a garantire che tutti gli Stati membri abbiano recepito e stiano applicando correttamente la direttiva 2000/78/CE che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro e ad avviare procedimenti d'infrazione contro gli Stati membri inadempienti; chiede inoltre alla Commissione di assicurare che la relazione annuale sulla tutela dei diritti fondamentali nell'UE comprenda informazioni complete ed esaustive sull'incidenza di atti criminosi e violenze a carattere omofobico Stati membri;
8. chiede agli Stati membri di adottare qualsiasi altra misura che ritengano opportuna nella lotta all'omofobia e alla discriminazione basata sull'orientamento sessuale e di promuovere e adottare il principio dell'uguaglianza nella loro società e nel loro ordinamento giuridico;
9. plaude alle iniziative recentemente intraprese in numerosi Stati membri volte a migliorare la posizione delle persone GLBT e decide di organizzare il 17 maggio (Giornata internazionale contro l'omofobia) un seminario finalizzato allo scambio delle buone pratiche;
10. reitera la sua richiesta avanzata alla Commissione di presentare proposte che garantiscano la libertà di circolazione dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari nonché del partner registrato di qualunque sesso, come indicato nella risoluzione del Parlamento del 14 ottobre 2004 sul futuro dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia;
11. chiede agli Stati membri interessati di riconoscere finalmente che gli omosessuali sono stati tra i bersagli e le vittime del regime nazista;
12. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione e ai governi degli Stati membri e dei paesi candidati all'adesione.

Comments

Anonymous said…
Ho letto con molto piacere ed attenzione quanto hai riportato circa la risoluzione del Parlamento Europeo ma mi rendo conto che la cosa non mi lascia dei vuoti, nel senso che mi rendo conto di avere delle carenze profonde sulle procedure che dovrebbero essere adesso adottate. Provo a buttar giù un paio di domande alle quali speso, tu o qualche tuo lettore più informato del sottoscritto, avrete voglia di rispondere:
- Adesso che il Parlamento Europeo ha pubblicato questa risoluzione, qual è il passaggio successivo? Chi è, in soldoni, colui che in Italia si dovrebbe occupare di questa materia? Il governo? E nella persona di chi? La Prestigiacomo, forse?
- “Qualcuno”, a questo punto dovrebbe farsi promotore di leggi che assicurino quanto riportato nella risoluzione… C’è forse qualcun altro che controlla che ciò avvenga?
- Nella risoluzione si leggono parole quali “condanna…”, “chiede…”, “invita…”. Se ciò non venisse rispettato da parte degli stati membri, succederebbe qualcosa? Voglio dire, se l’Italia non promuovesse queste benedette leggi in tutela delle persone GLBT, non si muovesse in maniera tale da punire le violenze legate all’omofobia, all’orientamento sessuale, potrebbe essere passibile di un qualche tipo di sanzione?
Grazie mille per la pazienza e la disponibilità…
aelred said…
Caro Pars,
grazie per l'attenzione. Ahimé, la risoluzione del Parlamento Europeo ha un alto valore politico, ma poche conseguenze pratiche.
quello del Parlamento - per adesso - è un potere di indirizzo e, su alcune materie, di veto. Ma non di iniziativa politica.
Quella che deve intervenire è la Commissione Europea (l'embrione di governo federale se mai arriveremo a quel punto).
Con una direttiva, la Commissione potrebbe introdurre l'obbligo di riconoscimento in tutta la Ue per i matrimoni celebrati in uno dei paesi. Prima diventare legge però la direttiva dovrebbe essere convertita in legge dai Parlamenti nazionali, come è successo con la famosa direttiva anti-discriminazione.
La Commissione, però, può anche sanzionare, politicamente e poi con multe, i paesi che violano le regole già in vigore, come quelle di libera manifestazione e di non discriminazione.
Le sanzioni possono arrivare fino alla privazione del diritto di voto al Consiglio europeo e, in estrema analisi, all'espulsione dall'Unione
Anonymous said…
Pars, dice bene Aelred, il valore è solo politico. Posto che un governo di centrodestra in Italia se ne frega dei semplici richiami in materia, e un governo di centrosinistra quasi, deve attivarsi la commissione: 1)portando avanti insieme al Consiglio nuove direttive, più penetranti e avanzate, che dovranno poi essere attuate dagli Stati;
2) avviando PROCEDIMENTI D'INFRAZIONE (con le estreme conseguenze citate da Aelred) verso gli Stati che non attueranno tali direttive, o che non hanno attuato in modo corretto quelle che già ci sono, come quella sulle discriminazioni sul lavoro (per la quale a logica il procedimento verso l'Italia, che ha provveduto in modo insufficiente, sarebbe dovuto già partire...ma mi sa che ancora non si è fatto nulla)

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