Diario, i gay e Fidel Castro

Chi mi conosce sa come la penso e soprattutto che mai mi sono sognato di accusare la sinistra - specie quella italiana - per i crimini di Fidel Castro, soprattutto la repressione dell'omosessualità, come fa una certa pubblicistica di destra.

Però, non posso tacere di fronte a quella che mi pare, almeno, una grave caduta di stile del settimanale Diario, altrimenti ottimo prodotto editoriale.
Il primo numero speciale dell'anno 2006 è dedicato al Secolo gay.
Alleluja! Qualcuno si è accorto che la questione gay è di strettissima attualità e fa parte delle scelte decisive di un paese. All'interno del fascicolo una serie di interventi, in genere molto curati e approfonditi, di firme note e autorevoli del mondo gay e non solo. Anche se, qua e là, fa capolino ancora una certa confusione fra outing e coming out. Vabbè


Il problema è la copertina! Un numero speciale tutto dedicato ai gay, illustrato con una foto di Fidel Castro ed Ernesto Che Guevara. Scelta già di per sé discutibile, ma aggravata dall'incipit dell'editoriale firmato da Enrico Deaglio (corsivo mio).

...
Storca pure la bocca il rude lettore politico: «Che orrore infangare due rivoluzionari facendone la copertina di un numero speciale gay!».

...

Qui siamo al mondo alla rovescia! Sono io, siamo noi che storciamo la bocca.
Perché una rivista progressista e illuminata sbatte sulla copertina di un numero gay un rivoluzionario omofobo (il Che) e un illustre persecutore dei gay. Se Deaglio si deve giustificare è con la comunità gay, non con l'ultimo giapponese sostenitore di Castro che ancora legge il suo giornale.
Questa scelta evidenzia come ancora il rispetto nei confronti dei gay debba fare molta strada in Italia, persino presso chi dovrebbe averlo già assimilato da un pezzo.

Comments

Unknown said…
Premesso che devo ancora comprare il numero, direi che Castro e Che in copertina sul Diario del mese non sono una notizia; lo sono se il numero speciale è dedicato ai gay. Certo, non si tratta di notizia in termini positivi, ma da tempo in quella redazione si sono piegati al detto "Bene o male purché se ne parli". E infatti, ne stiamo parlando...
Anonymous said…
Io, invece, come spesso accade, li trovo geniali.
Anonymous said…
Davvero assurdo. In pratica sembra che Diario dedichi il numero all'omofobia di sinistra!!! Me lo sarei aspettato da GayLib, piuttosto!
Anonymous said…
Non ho ancora letto il numero speciale di Diario ma la scelta della foto di copertina non riesco proprio né a capirla né a condividerla. E poi cosa vuol dire "... però un po' di amore c'é in quella stamberga"? E' una ipotesi, un sospetto, uno scoop, un delirio?
Comunque, a dirla con franchezza, mi sembra che questo editoriale sia assolutamente sconclusionato ed anche impreciso (Clinton divenne presidente degli Stati Uniti dieci anni dopo il primo caso di Aids!) e non certo all'altezza dell'importanza del tema.
Anonymous said…
Giusto... Che la sinistra stigmatizzi solo la destra e continui a pensare che Castro è un compagno che sbaglia e che Cuba sia in fondo un bel posto per scopate facili.

Che cavolo vuol dire che Diario non dovrebbe parlare dell'omofobia di sinistra? Chi dovrebbe parlarne, Ferrara? Per confondere meglio le questioni?

In quando alla foto, mi pare che ci sia semplicemente dell'ironia, come è costume di Diario....


Per finire, è vero che l'editoriale non è chiaro, ma ovviamente NON intende dire che l'AIDS seguì il don't ask don't tell. Semplicemente che poi (ad un certo momento) arrivò l'AIDS...
Anonymous said…
Leppie (se ti riferivi a me...e comunque voglio precisare): certo che anche Diario dovrebbe parlare dell'omofobia, pure quella di sinistra, e spero proprio che l'abbia fatto. Resta il fatto che non basta il fatto che secologay=rivoluzione e Che&Castro=rivoluzionari per completare il sillogismo mettendoli in copertina. Non c'è alcun nesso, dato che oltretutto i 2 non hanno fatto niente a favore della causa (con la mia battuta intendevo che sarebbe stati semmai plausibili sulla copertina di un ipotetico numero dedicato SOLO all'omofobia di sinistra). Allora potevano mettere pure John Lennnon o Ghandi o Lenin, altri rivoluzionari del '900..ma che c'entravano? Non so, è una genialata che io non ho colto :)
aelred said…
Leppie, quello che dici tu è tutto giusto.
ilo problema è che Diario NON stigmatizza Cuba e le persecuzioni (slavo un pezzo sull'Urss e uno sul regime cubano), ma mette in copertina Fidel Castro e si preoccupa di non infangarlo con l'ombra dell'omosessualità.
a me sembra un oltraggio
Anonymous said…
Certo, basta non capirne l'ironia e diventa offensivo.
Anonymous said…
Disorder, il punto è proprio questo.

Troppa sinistra e per troppo tempo ha relegato la questione omosessuale in un cantuccio. Quando andava bene dicendo che era un problema da affrontare in futuro, spesso dicendo che il paese non era pronto, e altre volte definendola antirivoluzionaria e un pericolo per la società.

Secondo me Diario voleva semplicemente sottolineare questo. Quante persone di sinistra dimenticano le repressioni di gay (o di altri) che avvengono Cuba appellandosi al mito Guevara?
aelred said…
scusa, Leppie, ma tu hai letto l'editoriale di Deaglio?

a me pare che tu voglia vedere dell'ironia, dove c'è invece solo conformismo.

se invece Deaglio voleva mettere la sinistra italiana di fronte alle sue mancanze storiche, beh seconde me ha sbagliato occasione.
Il solito kairòs
Anonymous said…
Certo che l'ho letto. Ho letto anche parte dello speciale, e circa trecento suoi editoriali, più gli articoli, negli ultimi anni...
Unknown said…
Caro Leppie sono d'accordo con Aelred e Disorder. Secondo me vedi ironia dove ironia non c'è, e te lo dico anche perché ho una conoscenza diretta dell'uomo, che è molte cose, ma non certo ironico. Ha fatto una cosa alla moda, nel solco del conformismo. Poi, chiaro, si può sempre dire: meglio il conformismo progressista che non si rende conto di offendere con la messa in copertina di due dei maggiori omofobi del Novecento su uno speciale dedicato ai gay, piuttosto che il conformismo di Giovanardi; ma non vorremmo dovere sempre consolarci col fatto che c'è qualcuno peggiore.

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