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Showing posts from November, 2005

Bush difende i gay degli Emirati

L'Amministrazione Bush, forse per recuperare parte della credibilità perduta nella promozione della democrazia, si schiera al fianco dei gay perseguitati nella penisola arabica. Gli Usa, infatti, hanno condannato ufficialmente l'arresto di una ventina di persone, incarcerate negli Emirati Arabi Uniti durante una specie di "matrimonio gay collettivo". La polizia ha fatto irruzione in un hotel, dove era in corso la festa, e ha fermato tutti i presenti: subito dopo il governo ha minacciato - oltre alla prigione e alle tradizionali frustate - di sottoporre i condannati (il cui reato è l'omosessualità) a trattamenti ormonali per "correggere" i loro comportamenti. La Casa Bianca ha intimato agli Emirati di bloccare immediatamente trattamenti ormonali e psicologici e di conformarsi alle leggi internazionali. Non ho avuto sentore, finora, di un intervento dell'Unione Europea, ma trovo che sarebbe benvenuto.

Pierre Seel, la memoria dell'omocausto

Il 25 novembre è morto a Tolosa in Francia, all'età di 82 anni, Pierre Seel . A molti questo nome non dirà nulla, eppure l'uomo che ci ha lasciato occupa un posto di primo piano nel Pantheon della comunità gay, lesbica, bisessuale e transessuale. A 17 anni Seel, omosessuale e aderente alla Resistenza francese contro il nazismo, viene deportato dai tedeschi e internato nel campo di concentramento di Schirmeck, dove subisce violenze e torture a causa della sua omosessualità. Finita la guerra Seel torna in Francia, si sposa e mette al mondo dei figli, ma a lungo tiene solo per sé il dramma della sua segregazione. Dopo quasi trent'anni di silenzio nel 1982 decide di rivelare perché era stato arrestato e incarcerato e contribuisce a fare luce su un dramma dimenticato, un tabù nascosto persino dalle democrazie europee del dopoguerra. E racconta anche i momenti più drammatici della sua prigionia, come l'esecuzione del ragazzo che amava. Comincia da lì una battaglia lunga de

L'unico Patto (ma incivile) è tra Pera e Ruini

Non si contano più ormai gli attacchi contro i Patti civili di solidarietà, o Pacs, lo strumento minimo di tutela per le coppie che non vogliono (etero) o non possono (gay) sposarsi, ma vorrebbero vedere riconosciuto il proprio legame. È straordinaria in questo senso la sintonia fra il capo dei vescovi italiani, il cardinale Camillo Ruini, e la seconda carica dello stato, il presidente del Senato Marcello Pera, sempre più "papa laico" in cerca di legittimazione presso le alte sfere vaticane. Se qualcosa di buono verrà da una vittoria del centrosinistra, di sicuro ci sarà la scomparsa di Pera dalla vita politica e pubblica della nazione. Qualcuno gli offra una trasmissione televisiva, come la Pivetti o Martelli. Ma tornando a bomba, ancora una volta la strana coppia (loro sì che dovrebbero sottoscrivere un Pacs) ha messo nel mirino unioni gay e coppie di fatto, in nome della "difesa del matrimonio". Dall'università Cattolica di Roma, Ruini si è scagliato contro

La colpa di combattere l'Aids

A pochi giorni dalla giornata mondiale per la lotta all'Aids, fa ancora più impressione il bando imposto dal Vaticano a Daniela Mercury. Per chi non la conoscesse, Daniela è una cantante brasiliana molto nota nel suo paese e impegnata in numerose battaglie sociali. Già da alcuni mesi era stata invitata al Concerto di Natale in Vaticano (quello trasmesso in differita da Canale 5 con la cattolicissima Cristina Parodi) e la sua presenza era stata annunciata dall'organizzazione. Daniela invece non ci sarà . È stata cancellata per volere della Curia, venuta a sapere del suo impegno per la prevenzione dell'Aids e in particolare di uno spot che incita a usare il profilattico per evitare il contagio. Chi si spende per simile battaglie non può cantare nella Sala Nervi, avranno pensato gli zelanti cardinali. Ovviamente il Vaticano è libero di decidere chi invitare e chi rifiutare, però è paradossale che mentre si combatte (a parole) l'aborto (almeno quello legale), si rifiuti i

"Ci sposeremo quando anche i gay potranno farlo"

Charlize Theron sostiene i diritti di gay e lesbiche, al punto da rinunciare al matrimonio finché non sarà aperto anche alle persone omosessuali. Questo è un discorso di cui aveva parlato molto seriamente anche Tommaso Giartosio nel suo bellissimo libro (correte al leggerlo: Non possiamo non dirci ): se le persone eterosessuali capissero davvero il dramma di migliaia di coppie che non si possono sposare, pur desiderandolo, forse si porrebbero qualche domanda, anche al momento di invitare amici gay al proprio matrimonio. Bene: la bellissima Charlize non si sposerà con il fidanzato storico Stuart Townsend finché in America gay e lesbiche non avranno diritto al matrimonio. "Io e Stuart abbiamo avuto un'idea: ci sposeremo solamente quanto le nozze tra omosessuali saranno permesse negli Usa, quando questo diritto sarà concesso anche a loro. Non si tratta solo di un escamotage per non rispondere più alle stesse domande, è una convinzione nella quale crediamo e che utilizzeremo in

La Bosnia riconosce i gay musulmani

Per la prima volta un'associazione di gay musulmani è stata riconosciuta ufficialmente in un paese a maggioranza islamica. Non poteva che succedere in un paese di antica civiltà e lunga tradizione di tolleranza, come la Bosnia-Erzegovina. International Initiative for Visibility of Queer Muslims è stata registrata come organizzazione non governativa e ha ottenuto uno status ufficiale dopo un iter di qualche mese. L'associazione è stata fondata a novembre 2004 da un gruppo di giovani attivisti, bosniaci e libanesi, con l'obiettivo di "stabilire un dialogo" tra le minoranze sessuali e culturali e il resto della società. Piccoli segni positivi da una terra devastata dalla guerra.

Una strada per Sylvia

Per la prima volta al mondo una strada è stata intitolata a una persona transgender. New York ha rinominato un angolo del Greenwich Village, intitolandolo a Sylvia Rivera , leggendaria protagonista della rivolta di Stonewall. Per chi non lo sapesse (ma devo proprio dirvi tutto?), nel 1969 - il 28 giugno - un gruppo di gay, lesbiche e trans si ribellò per la prima volta ai soprusi e alle violenze della polizia di New York e per tre giorni si barricò dentro il bar Stonewall Inn, che ancora esiste nel Village. A capo di quella rivoltà ci furono proprio due trangender: la drag queen Sylvia Rivera , appunto, e una trans afroamericana. E Sylvia per prima lanciò una scarpa e una bottiglia di vodka vuota contro i poliziotti. Per la prima volta i gay dimostravano di non voler subire più soprusi e di sapersi ribellare. Dalla commemorazione di quel gesto nacque la marcia del Gay Pride. Orgoglio di essere sé stessi e non doversi nascondere.

Giorno della memoria: 28 trans uccise nel 2005

In 250 città di tutto il mondo si celebra il Giorno della memoria Trans per ricordare le persone transessuali e transgender uccise per omofobia. Dal 2003 a oggi le vittime sono 86 e dal primo gennaio di quest'anno sono già 28, di cui due in Italia. Dopo gli Stati Uniti, il nostro è il paese con più vittime (almeno ufficiali). Per la prima volta veglie e fiaccolate sono state organizzate da Nord a Sud in tutta Italia: da Torino a Catania. Una candela e una piccola biografia ricorderanno ogni vittima. Come Delilah (al secolo Amancio Corrales), uccisa a Yuma, in Arizona (Stati Uniti), il 5 maggio di quest'anno. Aveva 23 anni ed è stata bastonata a morte e mutilata. La prima celebrazione del Giorno della memoria risale al 1999, a San Francisco. Fu organizzato da Gwendolyn Ann Smith per ricordare Rita Hester, uccisa l'anno prima. Il suo omicidio - come quello di gran parte delle vittime - è rimasto senza colpevole.

Exeste, fideles

Se i gay non possono essere sacerdoti della chiesa cattolica romana (per un'intrinseca menomazione, a quanto sostiene il Vaticano), forse è il caso che non ne siano neppure adepti. Questo ha pensato, tra l'altro, un uomo altoatesino di 35 anni (conosciamo solo le sue iniziali A. H.) che è andato in parrocchia a sbattezzarsi . In realtà non è il primo caso di sbattezzo e già in passato avevo parlato di questa possibilità, aperta grazie alle lotte dell'Unione atei agnostici razionalisti, di cui a lato vedete un banner. Questa vicenda, quindi, non avrebbe meritato le prime pagine dei giornali, almeno quelli online, se il protagonista non avesse chiesto e ottenuto dal parroco di spiegare il suo gesto. «Come omosessuale mi sento discriminato dalla chiesa cattolica», ha fatto scrivere negli archivi dei battezzati. Forse in migliaia dovremmo seguire il suo gesto e far emergere il disagio e l'oggettiva impossibilità di restare gay e cattolici.

Francia a quota 170mila Pacs

Non sono tutti gay, ma in gran parte sì. Sono le 169.531 coppie che in sei anni hanno sottoscritto un Pacs, da quando nel 1999 il governo socialista di Jospin introdusse il nuovo istituto. Da allora 21.531 unioni si sono sciolte. I francesi, però, nonostante noi li invidiamo sfacciatamente, non si accontentano. E già, mentre chiedono il matrimonio per tutti (compresi gay e lesbiche), rivendicano altri diritti legati al Pacs. Come la pensione di reversibilità, contemplata in un emendamento presentato dai verdi all'Assemblea nazionale. In Francia comunque il Pacs funziona. Arriveremo mai a vederlo anche in Italia?

Un serio pericolo per l'ordine sociale

La deriva reazionaria in Polonia assume connotati sempre più inquietanti. E nel mirino in primis si trovano gay, lesbiche e transessuali. La città di Poznan ha vietato il corteo del Gay Pride, che si dovrebbe celebrare sabato. Il prefetto ha spiegato che la marcia potrebbe essere "un serio pericolo per l'ordine sociale" e potrebbe essere autorizzata solo in un'area isolata e lontana dal centro della città. L'anno scorso il Gay Pride venne interrotto dagli skinheads e dalla Gioventù polacca, un movimento di estrema destra, Forza Nuova in Italia. Dopo le doppie elezioni, che hanno consegnato il paese ai gemelli Kaczynski, la Polonia rischia di diventare il buco nero dell'Europa, in tema di diritti civili. Riuscirà la Ue a bloccare questa minacciosa tendenza omofoba?

Altri due ragazzi gay giustiziati in Iran

Mokhtar N., di 24 anni, e Ali A., di 25, sono stati impiccati in piazza a Gorgan, nell'Iran settentrionale. I due giovani, secondo il quotidiano Kayhan (che non posso leggere perché non conosco la lingua persiana), sono stati accusati e condannati a morte per sesso omosessuale. Spero che fonti indipendenti siano in grado di confermare o smentire la notizia, ma dopo l'analogo caso di luglio mi sembra del tutto plausibile un evento del genere. Quello che mi aspetto adesso è che Giuliano Ferrara organizzi un'altra manifestazione sotto l'ambasciata iraniana a Roma. Anzi, stavolta Piero Fassino e i Ds dovrebbero organizzare un grande sit-in di protesta e invitare tutta la popolazione, a partire dai politici del centrodestra. Chi non partecipa è un nemico dei gay e della civiltà occidentale. Se è giusto protestare contro le minacce di distruzione per lo stato di Israele, altrettanto sacrosanto è indignarsi contro la distruzione (già compiuta) di due vite umane. La cui colpa

Il marchio di Josepho

Davvero, non volevo parlare di questa storia. No comment , mi ero ripromesso. Però, poi, ho letto bene i particolari della messa al bando per i sacerdoti gay. E ho pensato che qualcosa va detto. La chiesa cattolica romana ha il diritto di fare ciò che vuole con i suoi dipendenti, sceglierli con determinate caratteristiche o rifiutarli per il loro orientamento sessuale. Sono affari suoi. Anzi, probabilmente i seminari si svuoteranno più di quanto non sia già successo negli ultimi trent'anni. Però. Però, il divieto che Benedetto XVi sta per rendere pubblico diventa inevitabilmente uno stigma sociale, un "marchio di Caino" per tutti i gay. La loro omosessualità è equiparata a una menomazione, diventa un impedimento e, di questo passo, prepara e giustifica tutte le altre discriminazioni. Se un maschio etero può diventare prete, con un voto di celibato, non si capisce perché la stessa rinuncia non sia accettabile da parte di un uomo gay. A meno di affermare, sotto traccia, ch

Una sciocchezza resta una sciocchezza

"L'articolo 29 della Costituzione tutela specialmente la famiglia fondata sul matrimonio e vieta il riconoscimento delle unioni gay. Tantomeno dei matrimonio gay". Quante volte abbiamo sentito ripetere questa frase come una verità di fede, come un'affermazione su cui non si discute. Qualcuno, invece, più esperto e capace di me ne ha discusso e spiega perché non solo la Costituzione (all'articolo 29) non vieta il matrimonio gay, ma anzi - in varie altre sua parti, dall'articolo 2 all'articolo 3 - impone che situazioni equivalenti siano trattate allo stesso modo. Con buona pace dei "costituzionalisti" clericali. Ecco quello che spiega Felice Mill Colorni su Critica Liberale : La Costituzione delle mille famiglie di Felice Mill Colorni Tempo fa Rai Educational ha trasmesso un incontro fra un gruppo di liceali romani e un illustre costituzionalista, attivo militante della sinistra. A una ragazza che gli chiedeva se non ritenesse

Il Texas, i gay e la dittatura della maggioranza

Il Texas è diventato il diciottesimo paese degli Stati Uniti d'America a vietare espressamente nella propria Costituzione il matrimonio fra due persone dello stesso sesso. Nel referendum di ieri - martedì 8 novembre 2005 - il 75% dei votanti ha approvato il bando al matrimonio gay. Ma non solo: la stessa legge vieta anche le unioni civili e la concessione di diritti alle coppie di fatto, persino quelle composte da un uomo e una donna. Le 43mila coppie dello stesso sesso che vivono in Texas, secondo numerose stime, forse farebbero meglio a cambiare stato. In fondo lì una legge vietava già i "matrimoni gay", ma la destra cristiana ha pensato che una legge ordinaria non bastasse, anzi rischiasse di essere abrogata dai magistrati militanti (le toghe liberal ), perciò il bando doveva essere accolto nel testo della Costituzione. "Questa non è democrazia; è tirannide della maggioranza", denuncia Matt Foreman, direttore della National Gay and Lesbian Task Force . "

Baci vietati, siamo in Brasile

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Alla fine il tanto atteso e temuto bacio gay non ha invaso le innocenti televisioni brasiliane, accese su milioni di famigliole ingenue e bisognose di protezione contro questo inevitabile imbarbarimento dei costumi. Come ha scritto Paolo su Tom è gravissimo che ancora faccia notizia il bacio fra due uomini in una telenovela, financo in un paese - il Brasile - che della telenovela ha fatto il proprio orgoglio nazionale. Ancora più grave, se possibile, che il tanto annunciato, atteso, esorcizzato bacio alla fine non si sia visto . I milioni di spettatori che venerdì sera si sono sintonizzati su Globo Tv per vedere América sono rimasti delusi: Junior e Zeca - i due simpatici personaggi che vedete in foto - non hanno incrociato le lingue in favore di telecamera. Il giallo è nella volontà che ha impedito tale minimo tele gay pride. La sceneggiatrice Gloria Perez difende sé e il regista, sostenendo che la scena del bacio c'era ed è stata tagliata dallìemittente. Globo tv ribatte che no

Tre anni di carcere se bruci un gay

Sei gay? Non meriti di essere nostro amico. Anzi nemmeno di vivere, quindi ti bruciamo. Più o meno è quello che è successo a Marian Pavel Caster, un ragazzo albanese di Viterbo che l'anno scorso è stato bruciato vivo da tre suoi connazionali. Si è salvato per miracolo, ma le ustioni hanno sfigurato l'ottanta per cento del suo corpo. L'altro ieri il Tribunale di Viterbo ha condannato i tre colpevoli a 3 anni e dieci mesi di carcere , con il patteggiamento e le attenuanti generiche, contro una richiesta dei pubblici ministeri di 21 anni di prigione. Quindi sfigurare orrendamente una persona e tentare di ucciderla ("perché era gay") costa solo meno di quattro anni di carcere. Ovviamente questo grazie anche alla legislazione italiana, che non punisce con maggiore gravità i crimini con una motivazione abietta, come quella legata all'omofobia. O meglio: l'aggravante c'è (giustamente) se il delitto è commesso a causa della razza o della religione (quindi vit

Sandra O'Connor deciderà ancora una volta

Buone notizie (pro tempore) per i gay americani. Il Senato degli Stati Uniti ha deciso di rinviare a gennaio le audizioni del nuovo candidato presidenziale alla Corte Suprema, Samuel Alito, contro le richieste (quasi ultimative) di George Bush che voleva una conferma entro la fine dell'anno. In questo modo sarà la moderata (e LAICA) giudice Sandra Day O'Connor a giudicare il caso delle università americane che si oppongono al reclutamento dell'esercito nei campus, per una critica al principio discriminatorio antigay "don't ask, don't tell". In pratica diverse facoltà di legge hanno impedito all'esercito di fare proselitismo dentro i campus, perché l'esercito discrimina i gay. Una Corte d'appello ha dato ragione alle università, bocciando la legge che blocca i finanziamenti statali ai campus che vietano il pieno accesso all'esercito. Bush si è appellato alla Corte e a dicembre la Corte emetterà una sentenza, con il voto (probabilmente decis

PPP

Esattamente trent'anni fa moriva Pier Paolo Pasolini , ucciso in circostanze mai davvero chiarete al Lido di Ostia. Per motivi politici, per motivi futili, in un agguato? probabilmente non lo sapremo mai, ora che se ne sono andati anche Laura Betti e Franco Citti, ma ora non è questo che importa di più. Uno dei maggiori intellettuali italiani del Novecento e un pensatore che - sotto certi aspetti - ha previsto e anticipato, in scritti profetici, quello che il nostro paese sarebbe diventato nei decenni successivi. Pasolini e le sue pagine sono imprescindibili per capire la trasformazione dell'Italia e il passaggio rapidissimo da una civiltà contadina a una industriale e, in rapida successione, già post-moderna. Un blog che si occupa in particolare di omosessualità, movimento glbt e riflessioni queer non può dimenticare Pasolini, uno dei primi a vivere pubblicamente la propria omosessualità, facendone materiale di poesia, riflessione e cinema. Eppure - devo dirlo a costo di blasf

Anche noi con Israele. Ma chi ha difeso i gay?

Giovedì 3 novembre non sarò - per problemi organizzativi, distanze (vivo a Milano), tempo e denaro - fisicamente a Roma alla manifestazione in difesa dell'esistenza di Israele davanti all'ambasciata iraniana. Però in ispirito partecipo a quell'incontro, perché spero e desidero che lo stato di Israele continui a esistere e anzi accanto a esso sorga finalmente uno stato di Palestina. Anche l'Arcigay ha aderito giustamente , perché quella di Gerusalemme è l'unica nazione democratica della regione e Israele è l'unico stato a non discriminare le persone omosessuali. In questo senso anzi i diritti civili dovrebbero estendersi anche ai paesi vicini. Ma vorrei fare una domanda agli zelanti organizzatori della manifestazione pro-Israele e a tutti quelli che di corsa (lo ripeto, giustamente ) hanno fatto sapere che ci saranno. A luglio in poche decine di persone manifestammo a Roma e a Milano, sotto l'ambasciata e il consolato d'Iran, contro l'impiccagione

Manifestiamo per la vita

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(Post originariamente pubblicato il 26 luglio 2005 su Village ) Iran, una provincia nordorientale del paese. Due ragazzi, ormai lo saprete tutti, sono stati condannati a morte e giustiziati per impiccagione. Ayaz Marhoni aveva 18 anni, Mahmoud Asgari 16. Sono stati condannati per un rapporto sessuale, anzi "omosessuale". L'orrore di questa immagine (e di altre che mostrano i due adolescenti in lacrime mentre vanno al patibolo) ha fatto il giro del mondo. Naturalmente in questo caso i "difensori della vita" in servizio permanente effettivo si sono ben guardati dal far sentire la propria voce. I vari Volonté, Bondi, Pedrizzi, che si commuovono di fronte a tre cellule indistinte e non sentono il bisogno di difendere vite reali. Neppure la chiesa cattolica, dal papa Ratzinger a monsignor Ruini, fino a decine di vescovi, cardinali e sacerdoti che tuonano quotidianamente in difesa "della vita" e contro "la cultura della morte" hanno pensato di con